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Assegno di inclusione 2024

Assegno di inclusione 2024

Assegno di inclusione: al via i pagamenti dal giorno 17 giugno 2024

L’assegno di inclusione (ADI), il sussidio economico che va a sostituire il reddito di cittadinanza dal 2024, è operativo. Il 26 febbraio l’INPS ha pubblicato il calendario dei pagamenti e ha fatto presente che dal mese di marzo si farà riferimento all’ISEE 2024. Qualora la DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica) non sia stata presentata in tempo utile per elaborare la mensilità a rinnovo, anche la domanda viene “sospesa” in attesa dell’ISEE 2024.

Pubblicato il 11 Giugno 2024

L’assegno di inclusione (ADI), il sussidio economico che va a sostituire il reddito di cittadinanza dal 2024, è operativo. Il 26 febbraio l’INPS ha pubblicato il calendario dei pagamenti e ha fatto presente che dal mese di marzo si farà riferimento all’ISEE 2024. Qualora la DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica) non sia stata presentata in tempo utile per elaborare la mensilità a rinnovo, anche la domanda viene “sospesa” in attesa dell’ISEE 2024. Tutte le eventuali mensilità pregresse in seguito alla “sospensione” della domanda verranno poi pagate nel momento in cui l’ISEE 2024 viene reso disponibile. Come richiedere l’assegno di inclusione? Lo analizziamo nei seguenti paragrafi.

Addio reddito di cittadinanza: i sussidi che l’hanno sostituito

Il reddito di cittadinanza è stato sostituito dal Governo Meloni con due nuovi strumenti. Uno è per l’appunto l’assegno di inclusione, vigente dal gennaio del 2024, che prevede un importo non inferiore a 480 euro mensili e destinato ai nuclei familiari con componenti cosiddetti “fragili”. L’altro si chiama supporto per la formazione e il lavoro, consiste in 350 euro mensili ed è una misura temporanea, avendo una durata massima di 12 mesi, vigente da settembre e destinata a tutte quelle persone in possesso dei requisiti per il sussidio precedente. Per richiedere questi sussidi bisogna presentare la domanda tramite il sito dell’INPS a questo link.

Assegno di inclusione: i requisiti

Possono fare richiesta dell’assegno di inclusione i nuclei familiari con persone:

  • disabili;
  • minorenni;
  • con almeno 60 anni età;
  • caratterizzate da condizioni di svantaggio inserite in programmi di cura e assistenza dei servizi socio-sanitari certificati.

I requisiti richiesti sono:

  • cittadinanza italiana;
  • cittadinanza europea dei richiedenti o dei loro familiari;
  • cittadinanza extracomunitaria con permesso di soggiorno UE per un soggiorno di lungo periodo, con residenza in Italia da almeno 5 anni, di cui 2 continuativi.

I richiedenti domanda non devono:

  • essere sottoposti a misura cautelare personale o a misura di prevenzione;
  • avere sentenze definitive di condanna o comunque adottate ai sensi dell’articolo 444 e seguenti del codice di procedura penale nei 10 anni precedenti la richiesta.

La famiglia inoltre:

  • non deve avere un ISEE superiore ai 9.360 euro;
  • deve avere un valore di reddito familiare inferiore a 6.000 euro annui maggiorato sulla base del numero di componenti, in particolare disabili;
  • non deve avere auto oltre i 1600 cc o moto oltre i 250 cc, oppure barche;
  • deve avere un immobile prima casa non superiore ai 150.000 euro ai fini IMU;
  • deve avere altri immobili non superiori a 30.000 euro ai fini ISEE.

La soglia di reddito viene fissata a 7.560 euro annui se il nucleo familiare è totalmente composto da persone di età pari o superiore a 67 anni, o da altri familiari tutti in condizione di disabilità grave o di non autosufficienza.

L’assegno è inoltre compatibile con la percezione di DISCOLL, NASPI e Disoccupazione agricola. Per poter accedere alla misura non deve essere presente in famiglia un componente che ha rassegnato le dimissioni, a meno che non si sia trattata di giusta causa.

Assegno di inclusione: a quanto ammonta e quanto dura?

L’assegno di inclusione prevede un’integrazione al reddito fino a 6.000 euro, da moltiplicare per la scala di equivalenza sulla base dei componenti, con un importo minimo equivalente a 480 euro, e un’integrazione per l’affitto fino ad una cifra massima di 3.360 euro all’anno o equivalente a 1.800 euro per i nuclei composti da over 67 o da persone gravemente disabili o non autosufficienti. Il contributo viene erogato tramite la Carta ADI e non può essere usato all’estero, online oppure per l’acquisto di armi, sigarette, gioco d’azzardo o materiale pornografico.

La durata dell’assegno di inclusione è di 18 mesi, con lo stop di un mese e con la possibilità di altri rinnovi per ulteriori 12 mesi, sempre con un mese di stop. Nel caso di avvio di attività di lavoro l’assegno ADI resta cumulabile con i redditi fino a 3.000 euro annui, che vanno comunque comunicati all’INPS. In caso di variazione del reddito l’ADI viene garantito almeno per i primi 2 mesi.

Quali sono gli sgravi e le assunzioni e per il lavoro autonomo?

Sono previsti anche sgravi fiscali per i datori di lavoro che assumono le persone che percepiscono l’ADI e per le agenzie per il lavoro che fanno da volano tra domanda e offerta di lavoro, e un contributo aggiuntivo per il beneficiario che intraprende un’attività lavorativa autonoma.

Nello specifico il decreto prevede:

  • un esonero contributivo del 100% per i datori di lavoro privati per 24 mesi per contratti a tempo indeterminato;
  • riduzione del 50% per i contratti a termine o stagionali per 12 mesi.

Inoltre è previsto un incentivo pari al 30% per ogni assunzione dei percettori di ADI da parte delle agenzie di lavoro e un incentivo del 60% per l’opera di mediazione portata avanti da enti autorizzati ed enti del terzo settore in caso di assunzione di persone con disabilità.

Se un percettore avvia un’attività di lavoro autonomo, un’impresa o comunque si associa ad una cooperativa, può richiedere un ulteriore beneficio aggiuntivo di 6 mensilità dell’assegno.

Le sanzioni

Tutte le persone che presentano domande fasulle per ottenere l’assegno, fornendo documenti falsi oppure omettendo informazioni necessarie, possono andare incontro a sanzioni pesanti che prevedono la reclusione da 2 a 6 anni.

Chi omette di comunicare le variazioni del reddito o del proprio patrimonio, anche se provenienti da attività illecite, o altre informazioni importanti può essere punito con la reclusione da 1 a 3 anni. Per chi compie qualcuno dei reati appena citati o si macchia di un delitto non colposo che comporta l’applicazione di una pena non inferiore a un anno di reclusione, decade immediatamente il beneficio. Il beneficiario inoltre è tenuto a restituire quanto indebitamente percepito.