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Macerata, produzioni tra le più colpite dal Covid: 8 su 10 operai lasciati a casa durante il lockdown

Un disastro. Le attività considerate “non essenziali” e quindi chiuse durante la pandemia sono in crisi profonda

Pubblicato il 14 Luglio, 2020

Ce lo ha rivelato una ricerca dell’Istat. Le nostre province, a seguito delle chiusure Covid per le attività considerate “non essenziali”, hanno patito più di tutti la crisi e ora rischiano molto. Settori tradizionali d’eccellenza, che hanno sempre trainato l’indotto, come calzature, fisarmoniche, cappelli, meccanica, pelletterie, i segmenti del made in Italy insomma che hanno fatto innamorare gli Italiani e hanno portato nelle Marche clienti da tutto il mondo, rischiano di non riprendersi.

La crisi ha martoriato cittadine di grande successo economico come Montegranaro (il 79 per cento degli addetti è rimasto a casa, che gli è valso il secondo posto nazionale nella classifica della crisi), Sant’Elpidio a Mare (poco sotto, 77 per cento e terzo posto), Castelfidardo (quinto posto con il 75 per cento), Morrovalle (70 per cento e ventiquattresimo posto) e giù a scendere fino a Recanati, Porto Recanati, Corridonia. Nel calzaturiero sette-otto lavoratori su dieci erano a casa nel pieno della pandemia.

Non c’è centro che non sia stato colpito: la specializzazione settoriale, che è una marcia in più nei momenti favorevoli, si è rivelata essere un fattore negativo. Nei vari comparti già c’è in atto un processo di riorganizzazione a medio-lungo termine molto impegnativo.

Ripensare il modello di sviluppo è ora una priorità, soprattutto per il nuovo Governatore regionale che verrà eletto a fine settembre.

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