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Avellino – Comuni a secco, Ciarcia (ACS): reti e impianti idrici risalenti agli anni ’50, paghiamo gli errori del passato

Pubblicato il 30 Luglio, 2020

Avellino – L’approvvigionamento idrico non è causato da negligenze o da errori di programmazione degli interventi di manutenzione, proviene dal passato. Gli impianti risalgono agli anni cinquanta e sessanta e lo stato in cui versa la rete è nota a tutti. Così il presidente dell’Alto Calore, Michelangelo Ciarcia, risponde alle polemiche alimentate in questi giorni per la mancanza di acqua nelle abitazioni a causa di guasti alle reti idriche presenti in provincia di Avellino.

L’ultimo, in ordine di tempo, si è verificato nel comune di Castelvetere sul Calore, causando disagi più o meno incisivi in 52 comuni tra l’Irpinia e il Sannio. Ciarcia ha scritto ai sindaci per invitarli a riflettere sulla inidoneità dei serbatoi di raccolta dell’acqua, sulla inefficienza delle pompe e sulla scarsa tenuta degli impianti: tutte carenze che provengono dal passato e rispetto alle quali si sta cercando di mettere una toppa ben consapevoli che non è sufficiente per risolvere il problema.

Inoltre, aggiunge il presidente di ACS, gli impianti sono tarati per distribuire circa 150 litri al giorni a persona, perché negli anni cinquanta e sessanta era quello il fabbisogno medio quotidiano, mentre oggi quel quantitativo si è quasi triplicato ed è evidente che le reti non siano più sufficienti. In inverno l’azienda provvede ad effettuare tutti gli interventi possibili in vista della stagione estiva – ha poi aggiunto Ciarcia – tuttavia nulla si può fare davanti ad un sistema complessivamente vecchio e sottodimensionato, che all’improvviso collassa.

Da anni, viene da aggiungere, i presidenti ACS annunciano come imminenti i lavori di riqualificazione delle reti, grazie ai finanziamenti regionali, ma allo stato dei fatti resta sempre tutto come prima.

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