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Basket femminile, giovani atlete crescono … e vanno in campionato nazionale

Giulia che gioca a basket da quando aveva 4 anni, Claudia che ha cominciato da bimba con la squadra maschile, Sara che per il basket ha lasciato la danza classica… sono le tre ragazze del Messinese che si apprestano al loro primo campionato in serie A2 con l’Alma Patti

Pubblicato il 29 Agosto, 2020

Alma Patti entra ufficialmente nel campionato nazionale A2 a inizio agosto. E per il basket femminile del Messinese è un grande momento. “Con soddisfazione ed orgoglio comunico che la città di Patti, dopo tanti anni, è nuovamente annoverata tra le grandi società nazionali del Basket femminile”, scrive il presidente Attilio Scarcella. Subito dopo comincia la costruzione del roster. E i primi tre nomi che arrivano sono tutti di atlete del territorio.

Sara Sciammetta (ala) è di Patti, Claudia Coppolino (playmaker) è di Barcellona Pozzo di Gotto e Giulia Merrina (guardia) è di Milazzo. Le loro storie si intrecciano da anni. Hanno cominciato piccolissime, a volte per caso, e nel loro album dei ricordi il posto speciale è assegnato al Trofeo delle Regioni del 2016, quando sono arrivate con la loro squadra in finale perdendo contro la Lombardia per un solo punto. “Nessuno se lo aspettava”, ricordano. Forse nemmeno loro, anche se la qualità che sembra accomunarle è proprio la determinazione.

Giulia che gioca a basket da quando aveva 4 anni

Giulia Merrina non ha ancora 18 anni. Eppure ne ha trascorsi 13 giocando a basket. Ha cominciato – ovviamente con il mini basket, ché più mini di così non si sarebbe potuto – a 4 anni. Oggi tiene in memoria non solo l’avventura del Trofeo delle Regioni ma anche l’ultima partita dell’anno scorso contro la Rainbow che le ha incoronate campionesse regionali con la serie B.

Abituata da sempre a “mettere da parte” il tempo libero per poterlo dedicare allo sport, ha cominciato su due campi, il basket e la pallavolo, ma quando si è trattato di scegliere, perché il tempo sembrava non bastare, ha scelto il basket. Una passione “nata vedendo giocare i miei cugini”. E se all’inizio i suoi genitori vedevano il basket come uno sport maschile, oggi sono entusiasti del fatto che tra gli obiettivi della figlia ci sia anche lo sport. “Con il passare del tempo si sono resi conto che il basket mi avrebbe aiutato a crescere e a relazionarmi con gli altri”.

 “Nel mio futuro – dice – mi vedo ortopedico, ma ovviamente voglio continuare a coltivare il mio sogno da giocatrice e arrivare a giocare in serie A1 da protagonista e poi, chissà, magari anche nella Women’s National Basketball”. Intanto Giulia frequenta il liceo scientifico Impallomeni di Milazzo e affronterà quest’anno non solo il suo primo campionato nazionale ma anche l’esame di maturità.

Claudia che ha cominciato da bimba con la squadra maschile

Claudia Coppolino ha cominciato a giocare a basket dieci anni fa, quando ne aveva 8. Ha cominciato con la squadra maschile di Barcellona Pozzo di Gotto perché una femminile non c’era. E non è stato un inizio facile. Il basket l’attraeva ma lei, bambina delle scuole elementari, non se la sentiva di entrare in campo con i maschietti. “Ricordo che un po’ mi vergognavo perché erano tutti ragazzi”, racconta. A convincerla un suo compagnetto e poi il sostegno di suo padre Antonino che di basket si intende, visto che ha una vita da secondo allenatore – squadra femminile a Messina a inizio carriera e poi maschile serie A2 e serie A sia a Barcellona Pozzo di Gotto sia a Capo d’Orlando.

“Mio padre non mi ha forzato, io il basket proprio lo amo” spiega. Comunque, appena saputo della nascita dell’Alma Patti, una squadra di ragazze, Claudia vi si è fiondata. Sa bene che, in un campo o nell’altro, in un campionato o nell’altro, il basket è una continua lezione di vita: “è un gioco di squadra e ti obbliga a relazionarti a tutto in termini di squadra; non ci sei solo tu, mai. E poi insegna la caparbietà e il coraggio, a non abbatterti e ad affrontare gli ostacoli”.

Non per caso Claudia si getta nella mischia di questo “sport di contatto” per definizione dall’alto del suo 1.62. “Si, è vero, mi confronto con atlete tutte più alte di me, ma a volte in campo la mia statura può rivelarsi un vantaggio”. Questione di saldezza e di potenza dei movimenti, anzitutto.

Intanto, con i suoi 18 anni compiuti a luglio e l’anno della maturità che la aspetta al liceo scientifico Enrico Medi di Barcellona Pozzo di Gotto, Claudia progetta anche i suoi studi successivi: “Vorrei diventare magistrato – dice – ma senza mai abbandonare il basket”.

Sara che per il basket ha lasciato la danza classica

Sara Sciammetta, 18 anni compiuti a maggio, all’Alma Patti è di casa. Sua cugina Beatrice Stroscio è una delle atlete che qui hanno trovato ruolo e direzione, ed è un’atleta di successo: nell’ultima stagione ha esordito nel massimo campionato (con la Passalacqua Ragusa), nel 2019 è stata chiamata in Nazionale Under-18 con cui ha vinto l’europeo di Sarajevo contribuendo con 3 punti alla conclusione positiva della finale contro l’Ungheria. Ed è stata proprio Beatrice a insistere per convincere la piccola Sara, otto anni fa, a provare il basket. Una scelta imprevista, perché Sara studiava danza classica. Solo che un po’ per la specificità dello sport, un po’ perché con lei c’erano bambine che conosceva, il basket l’ha catturata immediatamente. E in effetti anche i suoi genitori, inizialmente perplessi dal passaggio dalla danza al basket sono diventati i suoi fan più appassionati. Per non dire di suo fratello Filippo che da bambino si è misurato con il basket in prima persona e oggi studia Medicina a Milano.

“Il basket mi diverte molto, anche se è impegnativo”, spiega Sara. “Dà forza ed energia e soprattutto ti fa conoscere persone di ogni tipo e ti fa capire che non esistono differenze. E poi, anche se in campo ti scontri con le avversarie, fuori dal campo nella maggior parte dei casi diventate amiche”.

“Ho imparato a dividere il tempo tra studio e sport; se ti piace quello che fai, se ci tieni, ci riesci”, sottolinea. Anzi, “lo sport aiuta molto a organizzarsi”. Appassionata di matematica, Sara, che giocando giocando ha raggiunto l’altezza di 1.76, progetta di studiare ingegneria biomedica – “e ovviamente voglio continuare a giocare e seguire le mie ambizioni” – e intanto si appresta a frequentare il quinto liceo scientifico (al Vittorio Emanuele III di Patti). E spesso le sue compagne di classe vanno a vedere le partite in cui gioca lei. “I ragazzi meno. Loro, penso, preferiscono il calcio”.

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