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Busto Arsizio
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Busto Arsizio, arrestato consigliere comunale per ‘Ndrangheta

A Busto Arsizio scattano le manette per il consigliere comunale Paolo Efrem in seguito all’inchiesta del pm di Milano Silvia Bonardi. Il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano ha arrestato oggi cinque persone tra cui appunto Efrem, mettendo così un punto sull’inchiesta di infiltrazioni della ‘ndrangheta nel settore dei rifiuti.

Pubblicato il 15 Luglio, 2020

A Busto Arsizio scattano le manette per il consigliere comunale Paolo Efrem in seguito all’inchiesta del pm di Milano Silvia Bonardi. Il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano ha arrestato oggi cinque persone tra cui appunto Efrem, mettendo così un punto sull’inchiesta di infiltrazioni della ‘ndrangheta nel settore dei rifiuti.

Busto Arsizio, in carcere il consigliere Efrem

Il consigliere è finito in carcere per emissione di false fatture con l’aggravante dell’agevolazione delle cosche. L’ordinanza del gip Sara Cipolla riguarda anche il capo del clan di Legnano-Lonate Pozzolo, Vincenzo Rispoli.

Entrato nel Consiglio del comune della provincia di Varese con la lista civica Busto Grande, nel 2019 è confluito in Lombardia ideale, il network fondato dal presidente leghista della Regione Attilio Fontana che si è sempre presentato come una costola della Lega di Matteo Salvini.

Busto Arsizio, l’inchiesta dell’operazione Feudo

L’inchiesta è “il seguito dell’operazione Feudo” della Dda di Milano. Quest’ultima, nell’ottobre 2019, aveva portato a 11 arresti per traffico illecito di rifiuti e ad un sequestro di circa 1,5 milioni di euro. La nuova tranche di indagine ha accertato che la società Smr Ecologia srl, che operava prima nel settore dei trasporti e poi in quello dei rifiuti e che gestiva un impianto di trattamento a La Guzza (Como), ha subito per lungo tempo “l’infiltrazione da parte di soggetti legati alla locale di Legnano-Lonate Pozzolo“, tra Milano e il Varesotto. L’imprenditore della Smr ha scelto poi di collaborare con gli inquirenti, dopo essere stato arrestato, e ciò ha permesso di “ricostruire il contesto estorsivo“. Tra il 2014 e il 2018 l’imprenditore “è stato costretto ad erogare utilità di vario tipo”. Si tratta di soldi ma anche “assunzioni di personale” a favore della cosca.

Dalle indagini delle Fiamme Gialle è quindi emerso come la maggior parte dei pagamenti alle cosche avvenisse tramite “fondi ad hoc creati, attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, per fittizie consulente, dalla ditta individualedi un compiacente componente del consiglio comunale di Busto Arsizio”.

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