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Lillo cane ucciso

Cane ucciso a fucilate e gettato in un burrone: è arrivata la sentenza

Cane ucciso a fucilate e gettato in un dirupo: arriva la sentenza della Cassazione che conferma quella di primo grado del Tribunale di Locri.

Pubblicato il 22 Giugno, 2022

Circa un anno fa, precisamente a marzo del 2020, un povero cagnolino fu brutalmente ucciso a fucilate e poi gettato in un burrone. Si chiamava Lillo e non era un randagio, ma un cane di proprietà che era solito uscire per scorrazzare tra le strade di Gioiosa Marina, un piccolo centro di Reggio Calabria.

In una delle sue tante uscite incontrò però la persona sbagliata, un uomo con precedenti penali per porto e detenzione d’armi e tristemente conosciuto per la sua indole violenta. Fu proprio lui che uccise il povero cagnolino a colpi di fucile e lo gettò poi in un fosso.

Cane ucciso a fucilate: i dettagli della drammatica vicenda

Il giorno in cui il povero Lillo fu ucciso la proprietaria, benché il cane tardasse a rincasare, non si era preoccupata più di tanto dal momento che spesso il simpatico pelosetto trovava rifugio nelle case dei vicini, che avevano imparato a conoscerlo.

Tuttavia con il passare delle ore la proprietaria iniziò a preoccuparsi e andò in giro a cercarlo, fino alla tragica scoperta: il cane era stato gettato in un dirupo, crivellato di colpi di fucile e con le zampe legate, ormai privo di vita.

La condanna

La vicenda suscitò grande scalpore nel paese e ben presto fu individuato il responsabile, cioè quell’uomo violento e già noto alle forze dell’ordine. Dopo oltre 2 anni è arrivata la condanna di 2 anni e 6 mesi di reclusione, più il pagamento di 7.333 euro e il risarcimento del danno in favore delle parti civili.

La condanna è stata resa nota dall’Oipa (Organizzazione internazionale protezione animali), che si era costituita parte civile insieme alla proprietaria del cane e che è sempre in prima fila per la tutela e la difesa dei diritti degli animali.

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dall’imputato contro la sentenza di primo grado del Tribunale di Locri, che invece è stata confermata dalla Corte di Appello di Reggio Calabria. Sono due i capi d’imputazione contro l’uomo: detenzione illegale di arma e uccisione di animale.

La reazione di Oipa: “Pene troppo lievi”

L’Oipa, in una comunicato stampa pubblicato sul suo sito, tramite le parole del suo presidente Massimo Comparotto ha ribadito che: “Sono pene troppo lievi quelle per i delitti contri gli animali, lo ripetiamo da tempo. Occorre una tutela più incisiva per gli animali, che ancora non ricevono una copertura legislativa diretta non essendo loro riconosciuta soggettività giuridica. Auspichiamo un inasprimento per le pene riguardanti il maltrattamento e l’uccisione di animali, anzitutto per l’esigenza di una loro piena tutela, ma anche perché studi scientifici attestano la correlazione tra la crudeltà sugli animali e la più generale pericolosità sociale di chi la commette”. (Nella foto d’apertura, il povero Lillo)

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