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Catania, l’editore Ciancio assolto dall’accusa di concorso esterno alla mafia: le reazioni

La sentenza del Tribunale di Catania: ‘il fatto non sussiste’. É stata pronunciata ieri, 26 gennaio

Pubblicato il 27 Gennaio 2024

La sentenza del Tribunale di Catania: ‘il fatto non sussiste’. É stata pronunciata ieri, 26 gennaio, la sentenza dalla prima sezione penale del Tribunale di Catania nel processo per concorso esterno celebrato nei confronti dell’imprenditore ed editore Mario Ciancio Sanfilippo.

La Procura aveva chiesto la condanna a 12 anni e la confisca dei beni che gli erano stati dissequestrati.
Il processo, iniziato nel 2017, verteva su presunti rapporti con esponenti di spicco di Cosa Nostra etnea della famiglia Santapaola-Ercolano. Ipotesi sempre contestata dall’editore e dai suoi legali, gli avvocati Giulia Buongiorno, Francesco Colotti e Carmelo Peluso. Fissato il termine di 90 giorni per il deposito delle motivazioni della sentenza.

Le reazioni

“Dopo tanti anni di processo possiamo dire che la verità ha trionfato. Il tribunale ha messo la parola fine a una brutta vicenda nella quale, certamente, una persona di grande spicco e di grande rilevanza a Catania è stata coinvolta”. Lo ha dichiarato l’avvocato Carmelo Peluso, legale del collegio di difesa di Mario Ciancio Sanfilippo, dopo la sentenza con cui la prima sezione penale del Tribunale etneo ha assolto l’editore dall’accusa di concorso esterno all’associazione mafiosa.

L’Assostampa

“Si conclude una vicenda giudiziaria che l’Associazione siciliana della stampa, insieme alla sezione provinciale di Catania, ha seguito con grande attenzione sin dall’inizio – si legge in una nota dell’Assostampa – L’auspicio del sindacato unitario dei giornalisti è che l’assoluzione dell’editore Mario Ciancio Sanfilippo possa ridare serenità occupazionale a decine di giornalisti e lavoratori impegnati nelle redazioni del Gruppo editoriale”.

Il commento delle parti civili: Dario Montana

“Siamo comunque soddisfatti perché Ciancio è andato a giudizio in una città che non voleva che ciò accadesse. È stata affermata una verità storica e siamo indifferenti sul suo destino giudiziario”, dichiara Dario Montana, parte civile nel processo insieme al fratello Gerlando, tramite l’avvocato Goffredo D’Antona.

“Ringrazio il mio avvocato e i pubblici ministeri che hanno svolto un lavoro egregio. Per quanto ci riguarda siamo soddisfatti perché abbiamo raggiunto un risultato storico: Mario Ciancio Sanfilippo andato a giudizio e crediamo che la verità storica è stata affermata. Sul destino giudiziario di Mario Ciancio Sanfilippo siamo indifferenti”: lo ha detto Dario Montana, fratello del commissario Beppe Montana, capo della Catturandi della squadra mobile di Palermo, assassinato dalla mafia il 28 luglio del 1985. La famiglia Montana, si era costituita parte civile nel processo davanti alla prima sezione penale del Tribunale etneo per un necrologio che il quotidiano La Sicilia non pubblicò dopo l’omicidio del commissario Beppe Montana.