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CNA Federmoda, lancia l’allarme per le imprese del settore

Anche la moda fa i conti con la pandemia. Secondo un’indagine di Cna Federmoda i maggiori problemi riscontrati nel comprensorio fiorentino

Pubblicato il 22 Luglio, 2020

Anche la moda fa i conti con la pandemia. Secondo un’indagine di Cna Federmoda i maggiori problemi riscontrati nel comprensorio fiorentino sono la mancanza di ordini (25,6%), pagamenti difficili (22,4%) e scarsa liquidità (18,5%)  oltre ai costi (15,5%). Il campione delle imprese prese in considerazione nella città metropolitana di Firenze è composto da 6.228 imprese attive, il 62% artigiane: 403 nel tessile, 2.023 nell’abbigliamento e 3.802 nella pelle.

Il 52% delle imprese prevede una contrazione del fatturato tra il 33 e il 66% rispetto al 2019 e il 12% superiore al 66%.

Quasi il 58% delle imprese non conferma gli investimenti programmati per il 2020 e il 35% li conferma solo in parte.

“Una conferma della dimensione dell’impatto del Covid-19 e del lockdown sulle imprese della moda, con conseguenze negative e molto pronunciate su produzione, fatturato, liquidità, investimenti e indebitamento – commenta Giacomo Cioni, presidente di CNA Firenze Metropolitana – Finanziamenti e misure di sostegno dimostrano di essere importanti, ma non ancora sufficienti. Più della metà delle imprese confida in un ritorno alla normalità nel 2021, ma potrebbero manifestarsi criticità se il sostegno pubblico non fosse nel medio-lungo periodo all’altezza dei bisogni delle imprese”.

Gli imprenditori fiorentini del settore hanno fronteggiato e stanno fronteggiando la situazione con la cassa integrazione, i finanziamenti bancari e rinegoziando i pagamenti, ma il livello di indebitamento è aumentato per il 61% degli intervistati e molto aumentato per circa il 15%.“In particolare – spiega Tiziana Trillo, coordinatore CNA Federmoda Firenze – servono altri finanziamenti per evitare chiusure e ridimensionamenti, ma in maniera veramente agevole visto che solo 1/4 di queste imprese non ha avuto problemi nell’ottenerli”.

“Un altro indicatore su cui occorre accendere la luce è il numero di nuove imprese del comparto iscritte in Camera di Commercio dal 1 aprile al 30 giugno che sono l’85% in meno di quelle nate nello stesso periodo del 2019 – prosegue Trillo – Un dato che trova sì giustificazione nell’incertezza del futuro, ma che preoccupa se confrontato con il dato medio italiano: le nuove imprese del settore della moda in Italia sono sì diminuite rispetto al 2019 (-60%), ma di molti punti percentuali in meno rispetto a Firenze, che pure è un territorio strategico per moltissimi brand del lusso che qui, fino ad oggi, hanno trovato quella creatività e saper fare, in special modo tra le imprese dell’artigianato, adatte alla loro offerta”.

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