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Il Comune di Imola approva il “protocollo sfratti”

Il Comune di Imola approva il “protocollo sfratti” per ridurre le situazioni di disagio abitativo

Pubblicato il 4 Febbraio, 2022

Il Comune di Imola (BO) approva il “protocollo sfratti” per ridurre le situazioni di disagio abitativo.

Ridurre le situazioni di disagio abitativo. E’ con questo obiettivo che la Giunta comunale ha approvato il nuovo “Protocollo di intesa promosso dalla Prefettura di Bologna, il Tribunale, Città Metropolitana e comuni della Provincia di Bologna, Regione Emilia Romagna, Ordine avvocati di Bologna, sindacati e associazioni rappresentative dei proprietari e degli inquilini” che contiene misure straordinarie di intervento per la riduzione del disagio abitativo. Il Protocollo d’intesa appena approvato dal Comune ha validità fino al 31 dicembre 2022.

Si tratta del cosiddetto “Protocollo sfratti” che dal 2017 consente di aiutare le famiglie che stanno subendo uno sfratto o sono oggetto di una procedura di decadenza, entrambe per morosità, con risorse trasferite al Comune dalla Regione, come contributi relativi alla misura straordinaria di intervento per la riduzione del disagio abitativo, che derivano anche dal fondo per la morosità incolpevole finanziato dal governo nazionale.

Il Comune provvede poi a trasferire questi contributi, che sono a fondo perduto, a chi fa domanda, ovvero all’inquilino. Nell’anno 2021 sono stati concessi 8 contributi, per un totale di € 54.909,79 euro.

I requisiti richiesti per accedere al ‘Protocollo sfratti’ – Uno dei requisiti di ammissione a questo protocollo è proprio la pendenza di un procedimento di sfratto per morosità (procedimento che non è ancora giunto a conclusione) con un massimo di morosità pari ad € 10.000,00 e il possesso di una situazione documentata di difficoltà tra quelle indicate nel protocollo stesso, ad esempio una diminuzione della capacità reddituale per perdita di lavoro, o cassa integrazione, oppure un infortunio, una malattia o il decesso di un componente del nucleo che abbia provocato la conseguente diminuzione del reddito del nucleo, nonché il possesso di un reddito ISE non superiore a € 35.000,00 o valore ISEE non superiore ad € 26.000,00. I contributi vengono erogati al termine di un procedimento di verifica del possesso delle condizioni richieste dal Protocollo stesso, nel quale elemento fondamentale è la sottoscrizione di un accordo tra proprietario e inquilino, nel quale il primo accetta la rideterminazione delle somme di cui è creditore e il loro pagamento in cambio della rinuncia alla procedura di sfratto, il secondo rimane titolare del diritto di godimento della casa.

Questo tipo di contributo può essere richiesto anche dagli assegnatati di alloggi ERP per sanare morosità pregresse.
Al momento non si sa quante risorse saranno destinate ad Imola. “Di certo nel 2022 ci aspettiamo un aumento notevole del numero di domande di contributo, in particolare a seguito dello sblocco degli sfratti, rispetto all’anno scorso. Fra l’altro, quest’anno il tetto massimo di morosità è stato portato a 10 mila euro, contro gli 8 mila del 2021, segno che ci si aspetta una situazione particolarmente difficile. Per questo chiediamo a Regione e governo di prevedere maggiori risorse rispetto all’anno scorso, sul fondo per la riduzione del disagio abitativo” fa sapere Daniela Spadoni, assessora al Welfare.

Come accedere ai contributi del ‘Protocollo sfratti’ – Per poter beneficiare dei contributi previsti dal ‘Protocollo sfratti’, l’inquilino dovrà presentare domanda all’Ufficio politiche abitative del Comune. Di norma, è il giudice in udienza che prima di convalidare lo sfratto

suggerisce di fare domanda per accedere al Protocollo. Se l’inquilino raggiunge l’accordo con il proprietario, si porta la dichiarazione in udienza e il giudice non convalida lo sfratto: l’inquilino dichiara di avere ottenuto il contributo che poi ha consegnato al proprietario, il quale a sua volta dichiara di averle ricevute e di rinunciare allo sfratto.

Perché è nato il ‘Protocollo sfratti’ – Il “Protocollo sfratti” è nato proprio nel periodo in cui la crisi economica del primo decennio degli anni duemila rivelava le sue conseguenze più pesanti, ovvero l’impossibilità di continuare a pagare un canone di locazione, con le conseguenze che ciò provocava. Da una parte la perdita della casa per l’inquilino, dall’altra, per il proprietario, la perdita di una entrata economica e di fiducia nell’inquilino. Si voleva evitare che certe procedure di sfratto fondate unicamente sulla morosità dovuta a difficoltà economiche momentanee arrivassero al termine, lasciando la famiglia morosa sulla strada e il proprietario con l’alloggio vuoto.

Spadoni: “una misura di utilità sociale” – “La funzione di questa misura è proprio di utilità sociale: costituisce un argine contro il disvalore che ha assunto per i proprietari il contratto di locazione, che invece per molte famiglie in cerca di una casa sarebbe una giusta opportunità, nonché un aiuto ulteriore a quelle famiglie che non riescono più a pagare il canone mensile di locazione a causa del peggioramento delle propria situazione economica, permettendo loro di conservare la stima del proprietario e il bene casa – conclude Daniela Spadoni, assessora al Welfare -. Abbiamo bisogno nella nostra città di rinsaldare il legame tra le persone e la fiducia tra loro. Abbiamo anche bisogno di ricreare fiducia nello strumento della locazione, contratto che potrebbe dare opportunità di abitazione a molte famiglie. E questo Protocollo può essere uno strumento efficace, perché aiuta le famiglie a non perdere la casa: la casa per noi è un bene fondamentale, necessario per garantire la serenità della famiglie e più in generale quella sociale”.

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