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Concordia

Costa Concordia, respinta la domanda di revisione del processo a Schettino

Pubblicato il 26 Marzo, 2022

“Siamo sempre convinti che l’accusa di omicidio colposo a Schettino sia errata sulla base di valutazioni di elementi di natura scientifica, tecnica, ingegneristica, per questo abbiamo presentato l’istanza di revisione anche se siamo nella condizione di Davide contro Golia”, così l’avvocato Saverio Senese.

E’ uno dei legali di Francesco Schettino. La Corte di appello di Genova ha respinto al comandante della nave Costa Concordia durante il naufragio del Giglio del 13 gennaio 2012 una domanda di revisione del processo in cui è stato condannato a 16 anni di reclusione, di cui i primi cinque già scontati nel carcere di Rebibbia a Roma.

La revisione è stata presentata dai difensori di Schettino, Senese e Paola Astarita, riguardo all’accusa di omicidio colposo per le 32 vittime del disastro marittimo, ma non per le altre accuse con cui è stato condannato in via definitiva.

I legali di Schettino hanno sempre ritenuta errata l’accusa di omicidio colposo e faranno ricorso alla Corte di Cassazione contro la decisione della corte di Genova.

“Schettino non poteva disporre dell’apparato peritale di equivalente livello di chi lo accusava – conclude Senese – Facciamo tentativi che trovano difficoltà ma rimaniamo convinti che l’accusa di omicidio colposo per i 32 deceduti sia infondata e proponiamo ricorso in Cassazione”.

I legali di Schettino nel 2018 hanno presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo e sono in attesa della fissazione della data della causa.

I FATTI

Schettino era il capitano in carica della Costa Concordia il 13 gennaio 2012, quando la nave ha tentato un saluto a vela oltre il Giglio, manovra che aveva eseguito in precedenza. La nave ha colpito uno scoglio sottomarino al largo dell’isola, parzialmente capovolta e inclinata sul lato di dritta, provocando la morte di 32 persone. Schettino ha accettato un certo grado di responsabilità e ha chiesto perdono quando ha parlato di coloro che erano morti. Nel 2012, l’avvocato di Schettino, Bruno Leporatti, ha difeso la sua azione e ha indicato che la sua manovra dopo la collisione è stata “brillante” e ha salvato vite. Nel dicembre 2014, un altro degli avvocati di Schettino, Domenico Pepe, poco prima della testimonianza di Schettino, ha dichiarato che il suo cliente voleva mettere le cose in chiaro e “difendere il suo onore”. 

Schettino ha indicato prima del processo che le rocce sottomarine colpite dalla nave erano inesplorate, il timoniere non parlava inglese o italiano e che i generatori della nave non funzionavano, ostacolando i soccorsi. Riguardo alla sua partenza secca e anticipata della nave, Schettino aveva spiegato di essere scivolato giù dalla nave quando questa si è capovolta ed è caduto su una scialuppa di salvataggio. Una trascrizione di una conversazione registrata tra Schettino e Gregorio de Falco , il comandante in servizio della Guardia Costiera italiana , è stata trasmessa attraverso i notiziari. Descrive in dettaglio un De Falco molto arrabbiato che ordina ripetutamente a Schettino di lasciare la scialuppa di salvataggio e tornare sulla Costa Concordia colpita. De Falco chiaramente non crede alla spiegazione di Schettino di come sia ‘caduto’ nella scialuppa di salvataggio, o alla sua scusa per non tornare sulla sua nave perché era “troppo buio” e la scialuppa di salvataggio aveva “smesso di muoversi”. A un certo punto, De Falco si arrabbiò così tanto per le scuse di Schettino che disse a Schettino: “Vada a bordo, cazzo!”, tradotto come “Sali a bordo, cazzo!”, “Sali a bordo, cazzo!”, o “Sali a bordo, dannazione!”, ma Schettino non lo fece.

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