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COVID, un cappero ci salverà? Dalla scoperta scientifica alla gioia dei produttori eoliani

Secondo una ricerca internazionale, pubblicata sull’International Journal of Biological Macromolecules, la quercetina, molecola contenuta in vegetali comuni come i capperi, inibisce una proteina del COVID, bloccandone lo sviluppo. Mentre la notizia si diffonde nei circuiti scientifici, esultano i produttori di capperi delle Eolie

Pubblicato il 7 Settembre, 2020

Nell’antichità si riteneva avesse proprietà afrodisiache. La scienza ne ha rivelato le proprietà anti-ossidanti, anti-infiammatorie, anti-allergiche, anti-proliferative, farmacocinetiche, dimostrando l’alta tolleranza da parte dell’essere umano. Oggi i capperi – assieme alla cipolla rossa e al radicchio – sono una delle speranze di cura del COVID.

Una buona notizia in sé che ha fatto gioire in particolare gli eoliani. Le isole Eolie sono infatti tra i più grandi produttori di capperi, pianta mediterranea che sopporta il vento e la siccità e cresce in qualsiasi terreno, anche tra le rocce e i sassi, ma che pretende di stare al caldo, nelle zone esposte a sud, assolate, senza umidità, ristagni idrici o gelo invernale. In altre parole, se le Eolie sono la “patria” dei capperi, tutto il Mezzogiorno italiano ne vanta coltivazioni.  

La ricerca sull’International Journal of Biological Macromolecules

La ricerca internazionale condotta da Bruno Rizzuti dell’Istituto di nanotecnologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Nanotec) di Cosenza con un gruppo di ricercatori di Zaragoza e Madrid ha dimostrato l’esistenza di una molecola che inibisce SARS-CoV-2. I risultati dello studio sono stati pubblicati dall’International Journal of Biological Macromolecules. La notizia si è diffusa velocemente tra gli addetti ai lavori. Ma in Italia è ben presto andata oltre. A catturare l’attenzione il fatto che la molecola individuata – la quercetinasi trovi in piante di nostra produzione.

L’esultanza dei produttori di capperi delle Isole Eolie

Non per caso, nell’arcipelago eoliano la scoperta ha fatto esultare molti. Per dirne una, il presidente degli albergatori di Salina, Giuseppe Siracusano, ha commentato: “il cappero ci salverà”. E, per dirne un’altra, la notizia è stata accolta benissimo – e non poteva essere diversamente – dall’associazione “Cappero delle isole Eolie Dop”, presieduta da Aldo Natoli (Lipari), che ha ottenuto dall’UE il riconoscimento della Denominazione di origine protetta per il cappero eoliano. Sulle isole, insomma, ci si aspetta un boom di richieste, stavolta non per le innegabili qualità gastronomiche, ma per nobilissimi propositi scientifici: creare il farmaco capace di curare il COVID.

Contro il COVID non solo il vaccino. “Necessari anche i farmaci”

La quercetina, una molecola di origine naturale che, appunto, si trova nei capperi, funziona da inibitore specifico per SARS-CoV-2. “Questa molecola – spiegano i ricercatori – ha un effetto destabilizzante su 3CLpro, una delle principali proteine del virus, fondamentale per il suo sviluppo e il cui blocco dell’attività enzimatica risulta letale per SARS-CoV-2. Già al momento questa molecola è alla pari dei migliori antivirali a disposizione contro il coronavirus, nessuno dei quali è tuttavia approvato come farmaco”.

E, attenzione, un farmaco contro il COVID è necessario sia che si trovi il vaccino sia che non ci si riesca.  “Lo sviluppo di un vaccino contro il COVID – si legge nella presentazione dello studio sulla quercetina – è certamente la soluzione più radicale, ma ci sono anche altre armi a disposizione per combattere una pandemia virale”. Il caso più famoso è quello del virus HIV responsabile dell’AIDS, malattia per la quale la mortalità è attualmente azzerata per chi ha accesso alle cure mediche: un successo raggiunto nonostante non si sia mai ottenuto un vaccino, grazie allo sviluppo di potenti farmaci antivirali. “Lo sviluppo di farmaci antivirali specifici per il coronavirus è dunque un altro grosso filone di ricerca per risolvere la pandemia di COVID-19”. Il farmaco, poi, secondo i ricercatori, sarebbe indispensabile anche se si riuscisse a produrre il vaccino. In particolare “per le persone già infette e per chi non può essere sottoposto a vaccinazione”.

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