« Torna indietro

Carla Fracci arriva al Quirinale per il concerto e successivo ricevimento in occasione della Festa Nazionale della Repubblica, 01 giugno 2017. ANSA/ANGELO CARCONI

È morta Carla Fracci, la regina della danza. Qualche anno fa si esibì alla Pinacoteca di Comiso e a Donnafugata

Pubblicato il 27 Maggio, 2021

E’ morta a Milano Carla Fracci. Avrebbe compiuto 85 anni il prossimo 20 agosto.  “Una figura storica e leggendaria, che ha lasciato un segno fortissimo”, così la ricorda il teatro alla Scala di Milano. E’ lì che sarà allestita la camera ardente, nel foyer del teatro milanese: da sempre – e per sempre – la sua casa.

Amatissima dal pubblico siciliano, Carla Fracci è stata una presenza fissa nei cartelloni del Teatro Massimo di Palermo, che l’ha ospitata in moltissime occasioni, ma alcuni fortunati hanno potuto apprezzare la sua leggiadria e bellezza anche in provincia di Ragusa. Il 29 luglio 2016, nella suggestiva cornice del Castello di Donnafugata, è stato possibile ammirarla nello spettacolo Shéhérazade all’interno della manifestazione DanzArt, ma anche a Comiso quando la Pinacoteca, durante il Settembre Kasmeneo, si è riempita della sua eleganza, della sua grazia, della sua interpretazione, della sua espressività unica e inimitabile.

Nata nel 1936 a Milano, Carla Fracci, costruì la parte centrale della sua carriera studiando nella scuola di ballo della Scala, di cui poi ne diventò étoile. Al teatro era rimasta (con qualche alto e basso) sempre legata, tanto che il 28 e 29 gennaio scorso aveva tenuto una masterclass con i protagonisti del balletto Giselle andata in streaming sui profili della Scala e disponibile anche su Raiplay. Del 1955 il suo debutto sul palco del Piermarini che era stato un trampolino per i teatri più famosi del mondo.

Figlia di un tramviere, cominciò a danzare a 10 anni alla scuola della Scala e ha tra i maestri Vera Volkova, diplomandosi nel 1954 e diventando, seguiti alcuni stage internazionali, prima ballerina tre anni dopo. Eppure l’inizio fu “per caso, su suggerimento di una coppia di amici dei genitori, che avevano un parente orchestrale appunto alla Scala di Milano. All’inizio non capivo il senso degli esercizi ripetuti, del sacrificio, dell’impegno totale mentale e fisico sino al dito mignolo” come raccontava, riferendosi al giorno in cui, affascinata dalla danza di Margot Fonteyn, aveva visto in una pausa il coreografo avvicinarsi e correggerle la posizione appunto del dito mignolo.

Fino agli anni ’70 aveva danzato con varie compagnie straniere, dal London Festival Ballet al Royal Ballet, dallo Stuttgart Ballet al Royal Swedish Ballet, essendo dal 1967 artista ospite dell’American Ballet Theatre. Dagli anni ’80 diresse il corpo di ballo del San Carlo, poi dell’Arena di Verona, infine dell’Opera di Roma, dove era rimasta sino al 2010, fedele anche alla amata attività didattica, di attenzione alle giovani leve. La sua notorietà artistica si legava principalmente alle interpretazioni di ruoli romantici come Giulietta, Swanilda, Francesca da Rimini e soprattutto Giselle, cui aveva dato una moderna impronta personale, con i capelli sciolti e un leggerissimo tutù, danzandola con compagni di gran fama, anche se era quella con Erik Bruhn a essere rimasta indimenticabile, tanto che nel 1969 ne venne realizzato un film. Al suo fianco grandi partner sono stati Rudolf Nureyev, Vladimir Vasiliev, Henning Kronstam, Mikhail Baryshnikov, Amedeo Amodio, Paolo Bortoluzzi.

Una fama sempre crescente, una grande popolarità sempre viva. Non è un caso che a lei dedicò una poesia Eugenio Montale, ‘La danzatrice stanca’, e ancora la fermavano per strada non più per un autografo, ma per un selfie, cui non si sottraeva, sempre presente al suo tempo, piena di vitalità e spirito.

About Post Author