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Epilessia: Una vita normale è possibile

Tutti conoscono l’epilessia, ma molti ne hanno una conoscenza particolare, anche legata a narrazioni antiche, quasi mitologiche. Le crisi provocate dalla malattia sono state a lungo considerate come causa e motivo di isolamento e di “stigma”.

Pubblicato il 9 Febbraio, 2021

Tutti conoscono l’epilessia, ma molti ne hanno una conoscenza particolare, anche legata a narrazioni antiche, quasi mitologiche. Le crisi provocate dalla malattia sono state a lungo considerate come causa e motivo di isolamento e di “stigma”.

Eppure si tratta di una patologia tutt’altro che limitata, e che nei Paesi industrializzati interessa addirittura una persona su cento.”Le crisi epilettiche – spiega il dottor Francesco Paladin, Primario di Neurologia dell’Ospedale Civile di Venezia – sono il sintomo della malattia, e si manifestano per una alterazione funzionale della corteccia cerebrale; quando i neuroni della corteccia si trovano a comunicare tra loro in modo anomalo, si crea quell’eccesso di eccitabilità e quella iperattività transitoria che tutti appunto conosciamo come tipici aspetti della crisi epilettica.

Questa particolare reazione, ben nota a tutti, è quindi una modalità di risposta anomala in senso eccitatorio di alcune aree cerebrali o di tutto il cervello; ed è il sintomo di una disfunzione per cause non sempre riconoscibili”. Le manifestazioni della crisi, spiega ancora lo specialista, dipendono dall’area cerebrale colpita e dalle funzioni di quell’area: “Se la crisi coinvolge i neuroni nell’area corticale implicata nella motricità della mano – spiega – allora il paziente potrà manifestare brevi movimenti incontrollati della mano; se invece coinvolge l’area corticale della vista, si potranno manifestare alterazioni transitorie della vista”. Le crisi epilettiche possono durare da pochi secondi a circa un minuto. Al termine della crisi il paziente si riprende senza significativi esiti nella maggior parte dei casi.

La persona malata di epilessia, comunque, se debitamente seguita, può in moltissimi casi condurre una vita normale: “Va detto innanzitutto che l’epilessia si manifesta in forme molto diverse tra loro – spiega il dottor Paladin – con sintomi tra loro diversi, tanto che sarebbe più corretto parlare di epilessie al plurale, invece che al singolare. Ci sono dunque diversi tipi di crisi epilettica e diverse forme di epilessia; e questo si traduce in prognosi differenti. Ma si può dire che la persona malata e correttamente seguita può mantenere una piena compatibilità con una vita normale. In età evolutiva si può convivere con l’epilessia senza che la malattia incida significativamente sulla crescita e sull’andamento scolastico, mentre nella popolazione adulta con una adeguata cura non vi sono controindicazioni assolute nello svolgimento di attività lavorative o implicazioni in ambito sociale”.

Il dottor Paladin parla alla vigilia della Giornata mondiale per l’Epilessia, che si celebra lunedì 8 febbraio. E parla alla luce dell’importante lavoro svolto dal Centro Epilessia del Civile, centro “di terzo livello” che opera anche sulle epilessie più complesse e “farmaco resistenti”. “Il controllo completo delle crisi epilettiche attraverso una terapia farmacologica personalizzata – spiega il Primario – può restituire al paziente, in moltissimi casi, casi una qualità di vita normale. Ma la terapia farmacologica, pur essendo ancora la più utilizzata non è l’unica disponibile e soprattutto è efficace in non più del 75% dei casi. All’Ospedale Civile il nostro Centro è in grado di occuparsi dei numerosi pazienti che sono ‘resistenti’ alle terapie farmacologiche, e che quindi purtroppo continuano a presentare crisi con frequenza variabile nel corso degli anni. A questi pazienti con epilessia farmacoresistente diamo la possibilità di iniziare l’iter prechirugico, mediante il monitoraggio videoEEG prolungato, che pratichiamo in regime di ricovero”.

Nella gestione di questi pazienti farmacoresistenti, se l’epilessia origina da un’area cerebrale limitata che non ha funzioni particolarmente importanti, si procede con la rimozione chirurgica della stessa area. Per i pazienti per i quali non è indicata l’opzione chirurgica è possibile percorrere altre strade: “Si ricorre ad esempio alla neurostimolazione vagale – spiega il dottor Paladin – da cui ci si può attendere una riduzione del 50% delle crisi nel 50% dei pazienti; per un numero limitato di pazienti che non hanno risposto alla terapia farmacologica si utilizza la dieta chetogenica, indicata prevalentemente nei pazienti pediatrici, che là dove agisce permette di ottenere il controllo completo e protratto delle crisi”.
Era il 2011 quando il Centro Epilessia dell’Azienda sanitaria veneziana – sottolinea il Direttore Generale Giuseppe Dal Ben – ha ottenuto per la prima volta il riconoscimento di ‘centro di terzo livello’ dalla Lega Italiana contro l’Epilessia (LICE); allora fu il primo Centro Epilessia dell’adulto ad aver avuto tale riconoscimento nel Triveneto; e da allora il lavoro del Centro è proseguito con continuità. E’ inoltre stato confermato Centro Regionale per gli impianti di  stimolazione vagale; e va detto, nell’ottica del collegamento delle varie Unità Operative della nostra Ulss 3, che questi impianti di stimolazione vagale vengono eseguiti a Venezia in collaborazione con i Neurochirurghi di Mestre, dopo discussione collegiale dei casi. La collaborazione tra specialisti dei diversi ospedali, che è sempre positiva, appare fondamentale nella gestione dei pazienti con epilessia sintomatica di lesione cerebrale, per i quali vi è un percorso dedicato”.

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