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Ex Ilva: Associazione Genitori Tarantini scrive al presidente Mattarella

Pubblicato il 23 Marzo, 2022

On. Sergio Mattarella,

Presidente della Repubblica italiana,

dal libro di straordinaria bellezza intitolato “Costituzione italiana” traspare quanta importanza abbiano le parole, i verbi e gli avverbi, gli aggettivi e la punteggiatura.

Anche se solo scritte, dalle parole traspaiono i sentimenti di colui che le produce.

A volte, però, succede che certe parole, certe frasi tendano a farci vergognare.

E’ il caso di David R. Boyd, relatore del Rapporto del Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU (12 gennaio 2022). In questo rapporto, Boyd usa parole dure, forse anche rabbiose, per definire le “zone di sacrificio”, la cui perdurante esistenza è “una macchia sulla coscienza collettiva dell’umanità”. 

Per spiegarne bene la drammaticità, Boyd scrive: “Spesso create dalla collusione di Governi e imprese, le zone di sacrificio sono l’opposto diametrale dello sviluppo sostenibile, danneggiando gli interessi delle generazioni presenti e future. Le persone che abitano le zone di sacrificio sono sfruttate, traumatizzate e stigmatizzate. Sono trattate come usa e getta, le loro voci ignorate, la loro presenza esclusa dai processi decisionali e la loro dignità e diritti umani calpestati”. Le zone di sacrificio sono “spesso create dalla collusione di Governi e imprese”, on. Presidente. E: “le persone sono trattate come usa e getta”, scrive ancora il relatore.

Dopo questa premessa, Boyd passa ad alcuni esempi, elencandoli in base all’appartenenza geografica.

Per quanto riguarda l’Europa dell’ovest, il relatore fa un solo esempio: l’Ilva di Taranto, in Italia!

“L’acciaieria Ilva di Taranto, in Italia,” scrive, “da decenni compromette la salute delle persone e viola i diritti umani scaricando enormi volumi di inquinamento atmosferico tossico. I residenti nelle vicinanze soffrono di livelli elevati di malattie respiratorie, malattie cardiache, cancro, disturbi neurologici debilitanti e mortalità prematura. Le attività di pulizia e bonifica che avrebbero dovuto iniziare nel 2012 sono state posticipate al 2023, con l’introduzione da parte del Governo di appositi decreti legislativi che consentono all’impianto di continuare a funzionare. Nel 2019 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha concluso che l’inquinamento ambientale continuava, mettendo in pericolo la salute dei ricorrenti e, più in generale, quella dell’intera popolazione residente nelle aree a rischio”.

On. presidente Mattarella, la democratica Repubblica che Lei rappresenta si è macchiata, e continua a macchiarsi, di un delitto contro il suo stesso popolo, in offesa alla Costituzione italiana, scritta con il sangue dei patrioti morti sulle montagne, nelle carceri e nei luoghi di tortura, giusto per richiamare il pensiero di Piero Calamandrei.

Presidente, il Suo ruolo Le impone, quale garante della Costituzione, di farne rispettare i dettami.

Evitare che l’Italia, dal mondo intero riconosciuta come il “bel Paese”, sia nominata tra gli stati che meno rispettano la vita, la salute, l’ambiente, la biodiversità, il clima, la dignità umana, deve essere la priorità assoluta delle alte Istituzioni della Repubblica e impegno di ogni cittadino.

Non esiste produzione strategica che come contraltare veda cittadini, in particolare bambini, costretti ad ammalarsi, soffrire e in troppi casi morire. La Costituzione è chiara, in merito a questo, visto che l’unico diritto definito “fondamentale” è quello alla salute, che, come Lei ci insegna, richiama anche all’interesse della collettività.

Presidente Mattarella, ancora oggi crediamo che Taranto e la sua provincia stiano vivendo da decenni una sofferenza insopportabile a causa di decisioni del Governo e del Parlamento poco attente al territorio.

Ultima, in ordine di tempo, l’intenzione del Governo, attraverso un nuovo stanziamento di 150 milioni di euro (da distrarre dalla somma che il Tribunale di Milano ha assegnato esclusivamente per le bonifiche), di aumentare la produzione altamente inquinante dello stabilimento tarantino che, ricordiamo, è il solo a produrre ancora con carbone e minerale di ferro.

Le chiediamo, quindi, di fermare le assurde ed inaccettabili manovre di questo Governo che, al pari dei precedenti, continua a voler favorire la produzione di acciaio per mezzo del carbone, già chiusa definitivamente a Genova (2005) e a Trieste (2020), a scapito della salute umana, della salubrità ambientale, della biodiversità e del clima. Diritti, questi, menzionati nelle ultime modifiche apportate alla Costituzione stessa, in particolare per quanto riguarda l’art. 9 e l’art. 41.

Non vogliamo più pagare, per questo; non vogliamo più essere le vittime di una zona di sacrificio che offende la dignità umana; non vogliamo più veder soffrire e morire i nostri figli. Non vogliamo più soffrire per un ingiustificabile razzismo ambientale che ci pone, come tarantini, ad un livello inferiore rispetto agli altri italiani.

Non vogliamo più tutto questo, se questa nazione è ancora una Repubblica democratica.

(Comunicato stampa Associazione Genitori tarantini – ets)

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