Pubblicato il 22 Luglio, 2020
Stamattina le sedi di FCA hanno subito una perquisizione degli uomini della Guardia di Finanza per verificare presunte irregolarità sui valori delle emissioni inquinanti di alcuni dei motori prodotti. L’ex Fiat, ora FCA, si trova al centro di un’indagine che non può non ricordare il Dieselgate che aveva travolto la Volkswagen cinque anni fa. Gli uomini della GdF, coordinati dal pm Vincenzo Pacleo, la cui indagine è condotta in accordo con la Procura di Francoforte, attivata dopo una segnalazione giunta dagli USA, hanno ispezionato le sedi di Mirafiori, Lingotto e del Centro ricerche di Orbassano, con lo scopo di acquisire documentazione sulla progettazione e sui test condotti su alcuni motori. Gli inquirenti cercavano prove riguardo una presunta frode in commercio. Secondo gli inquirenti, su alcuni modelli del gruppo potrebbero essere stati installati dispositivi di controllo del motore non conformi alla regolamentazione europea. L’indagine riguarda i motori diesel Multijet da 1.3, 1.6 e 2.0 litri omologati Euro 6, impiegati su modelli Alfa Romeo, Fiat e Jeep. Ma anche i propulsori Light e Heavy Duty utilizzati sui mezzi pesanti della Iveco. FCA ha tempestivamente rilasciato una nota stampa: “L’Azienda si è subito messa a disposizione degli inquirenti e ha fornito ampia collaborazione negli accertamenti e sta esaminando i relativi atti per poter chiarire ogni eventuale richiesta da parte della magistratura”. Nonostante le rassicurazioni dell’azienda, il titolo FCA ha subito un forte ribasso in Borsa.
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