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Garantiamo continuità produttiva alla Fabbrica

Pubblicato il 15 Marzo, 2021

La vertenza Lucchini è ormai storica quanto attuale, iniziata anni fa con una città accanto, oggi stanca di crederci ancora, rassegnata. Se ne sono viste e sentite molte, forse troppe; facciamo ancora fatica a credere che la concorrenza straniera da anni stia erodendo terreno all’Europa e la Cina oggi si è lasciata alle spalle il problema coronavirus riprendendo le produzioni.

Quello che sta mancando a Piombino è una sinergia politica e una tensione costante sull’argomento, non è possibile liquidare un tema così complesso e articolato con una semplice dichiarazione: “ ci pensi lo Stato”. Giusto che i sindacati alzino l’attenzione e la politica segua di pari passo, ma se il populismo domina gli argomenti seri, questi non hanno speranza. Le istituzioni hanno il dovere di colloquiare con l’azienda,giornalmente se necessario, per capirne le finalità e le intenzioni, se non lo fanno e nemmeno ci provano, lasciano aperta la porta del silenzio e degli alibi.

La Regione, il Comune di Piombino e gli organismi politici a tutti i livelli, dovrebbero lavorare su finalità definite, con il supporto dei sindacati, questa vertenza richiederebbeunità. La scelta di progettare il secondo lotto esclusivamente con un tracciato che taglia in due la fabbrica, senza alcuna condivisione o discussione, è stata una pessima scelta, unilaterale e senza alcuna visione urbanistica, una valutazione populistica, già viste in passato purtroppo, di quelle che auspicano una rinascita a colpi di bacchetta magica.

Ricostruire un tessuto urbano intorno ad una fabbrica che arretra, è un percorso ineludibile ma che si dovrebbe fare con JSW, insieme a Stato e Regione, nel caso di Piombino anche con l’Autorità di Sistema, dentro un progetto definito, di certo non con uncomunicato unilaterale. L’idea iniziale, era quella di lasciare nel progetto preliminare del secondo lotto della 398 entrambi i tracciati,quello indicato oggi e quello previsto nella Variante Aferpi, in attesa di un piano industriale. Del resto anche per un futuro sviluppo nelle aree adiacenti al Porto, il tracciato che taglia la fabbrica diventerebbe seriamente ostativo; problemi di cui ti accorgi dopo, quando si fanno le cose senza una programmazione.

 Vorrei anche rilevare che la diversificazione è un’altra cosa, indipendente quanto dialogante con l’azienda, di cui ancora manca anche solo l’idea. Per la Fabbricaintanto servirebbe la continuità produttiva, qui lo Stato potrebbe dare una mano, con la garanzia che la produzione resti in Italia chiaramente, quindi sviluppare un Piano Industriale di medio e di lungo periodo. Sulla complicata situazione attuale, sarebbe auspicabile avvalersi anche della consulenza del Commissario Piero Nardi, ricordo che in una sua relazione manifestava la necessità di un coordinamento ampio e costante fra MISE e Regione Toscana, quindi pensiamo che l’apporto istituzionale in questa vertenza sia e sarà fondamentale per la sua riuscita. 

Quello che non sarebbe auspicabile è una nuova stagione d’illusioni con proposte stravaganti, noi riteniamo che sia arrivato il momento delle verità e del lavoro costante.

Riccardo Gelichi portavoce Ascolta Piombino

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