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Prima trance di lavori per la Gualchiera di Coiano, 300mila euro nel 2021

Pubblicato il 28 Dicembre, 2020

Prima trance di lavori per la Gualchiera di Coiano pronti a partire. Sono previsti interventi per 300mila euro già nel 2021

È stato consegnato all’assessore ai Lavori pubblici Valerio Barberis, alla presidente della Commissione 3 Paola Tassi e all’architetto del Comune Francesco Procopio, il progetto di riqualificazione della Gualchiera di Coiano da parte dell’associazione “Insieme per il Recupero della Gualchiera di Coiano” che dal 2018 coopera con il Comune attraverso il Patto di collaborazione.

I tecnici volontari dell’associazione, in accordo con i tecnici comunali, hanno completato a loro spese il progetto architettonico-strutturale e gli elaborati necessari per procedere all’appalto dei lavori alla Gualchiera.

Dopo la validazione da parte dell’Ufficio Lavori pubblici, una prima trance di interventi di riqualificazione partirà nel 2021 con lo stanziamento di 300mila euro programmato per il prossimo bilancio ed interesserà il recupero della parte produttiva di archeologia industriale, tra cui le fole.

La storia della Gualchiera di Coiano

Nel 1200 grazie alla costruzione del sistema di canali, che dal Bisenzio arrivavano fino all’ Ombrone Pistoiese, detto “Le Gore di Prato”, il mulino Naldini e successivamente la Gualchiera di Coiano, hanno usato la forza motrice dell’ acqua per la macinazione del frumento e la lavorazione delle pezze di lana.

Questa struttura, conosciuta come Gualchiera di Coiano, si è ampliata nei secoli, giungendo fino a noi, rendendo testimonianza del lavoro e della crescita della città di Prato.

Le notizie più remote, riferibili a questo luogo anticamente detto Fondo, risalgono al 1180 e sono relative ad un mulino di proprietà della pieve di Santo Stefano , in seguito anche denominato ”ex parte occidentis”, per distinguerlo dall’altro che sorse a poca distanza e che fu di conseguenza detto, “ex parte orientis”, come attesterebbe anche un documento del 1258 .

In realtà, almeno per il primi tempi, si trattava di un piccolo impianto molitorio ad un solo palmento che rimarrà di proprietà dell’ente ecclesiastico fino al XVI sec., quando verrà rilevato, assieme ad altri di questo tipo, dalla famiglia fiorentina dei Naldini che in parte lo adatteranno a gualchiera.

I Naldini rappresentano pienamente il fenomeno di quella classe di lanaioli
fiorentini i quali, al fine di assicurarsi la preziosa disponibilità delle gualchiere pratesi , intorno al Cinquecento cercarono di entrare in possesso di gran parte degli impianti, sia acquistandoli come avvenne in questo caso,
sia prendendoli a livello come nel caso dell’opificio della Strisciola, posto
poco più a monte.

Ovviamente l’impianto era gestito da un gualchieraio che, nel 1579, risulta essere Piero da Ponte il quale, come ormai era consuetudine, oltre a sodare e purgare panni forestieri, berretti e lendinelle, vi esercitava anche la tintura degli stessi, adoperando tuttavia colori di bassa qualità, come i neri, i bigi ed i tabaccati, impiegati perlopiù per panni utilizzati dai contadini.

La famiglia da Ponte, la cui continuità è rappresentata dai Filippi, manterrà la conduzione sia del mulino che della gualchiera fino al XVII secolo, quando ad essi subentreranno i Franchi, altra importante famiglia di gualchierai pratesi.

L’impianto in questo periodo si è ormai consolidato con le sue tre “docce”
da gualchiera e due “palmenti” del mulino, oltre ai tiratoi, arrivando con
tale configurazione fino agli inizi del Novecento, quando ai Franchi subentreranno i Ciolini.

Saranno questi ultimi a trasformare gli antichi apparati delle gualchiere con i più moderni “folloni” e “purgapanni”, per i quali la sola energia idraulica, non fu più sufficiente, richiedendo l’affiancamento prima di un motore a gas povero e poi di uno elettrico.

Tale conformazione, con i suoi sei folloni e quattro purgapanni in legno, è rimasta pressoché immutata fino agli anni Novanta, quando la gualchiera è stata acquistata dal Comune di Prato .

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