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Guerini: “Le Forze armate italiane sono chiamate a rispondere a missioni decisive”

Pubblicato il 18 Marzo 2022

“È un’attività ordinaria che riguarda il livello esercitativo e di prontezza, anche tenendo conto del contesto attuale e delle sue possibili evoluzioni, per le missioni cui sono chiamate le Forze armate”. Sono le parole di Lorenzo Guerini, ministro della Difesa, a commento della circolare dello Stato maggiore dell’Esercito dello scorso 9 marzo, in merito all’addestramento delle truppe in modalità da combattimento.

Guerini: “Prosegue l’impegno navale nel Mediterraneo orientale”

Parlando con il Corriere, il ministro ha aggiunto, prendendo spunto dal voto della Camera sull’aumento della spesa militare: “Forze armate moderne ed efficienti sono garanzia in primis per i cittadini, per la loro sicurezza e per il ruolo dell’Italia nel mondo. E il contesto attuale lo richiede ancora di più. Fin dal mio insediamento, l’adeguamento delle risorse della Difesa è stata una priorità che ho posto all’attenzione del Parlamento e dell’opinione pubblica. Le Forze armate sono chiamate a rispondere a missioni decisive: la difesa dello Stato e dei suoi interessi vitali, la difesa degli spazi euro-atlantici ed euro-mediterranei, le missioni internazionali. È quindi necessario che gli uomini e le donne in uniforme siano messi in grado di svolgerle nel miglior modo possibile, con piena operatività e massima sicurezza. E che il Paese possa contare su uno strumento militare capace di difenderlo da tutte le forme di rischi. La Camera, a larga maggioranza, ha deciso di incentivare il governo a raggiungere in tempi rapidi questo obiettivo che riguarda la nostra appartenenza alla Nato”.

E la nostra presenza? Guerini ha precisato: “Eravamo e siamo presenti in Lettonia con 250 unità, in Romania con le attività di sorveglianza degli spazi aerei atlantici, oggi con 8 Eurofighter e prosegue l’impegno navale nel Mediterraneo orientale. Siamo disponibili a rafforzare le misure di rassicurazione dei Paesi più esposti sul fianco sud-est”.

Goretti: “Abbiamo rafforzato gli assetti per le attività di difesa dei cieli della Nato”

I militari italiani dell’Aeronautica che operano nell’ambito della guerra in Ucraina sono più di mille. Luca Goretti, capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, in audizione al Senato davanti alle commissioni Difesa di palazzo Madama e Montecitorio, ieri ha reso noti i dati: “Abbiamo rafforzato gli assetti per le attività di difesa dei cieli della Nato. Sono stati messi a disposizione assetti per il trasporto aereo, il rifornimento in volo, il comando e controllo, l’Isr3 (Intelligence, surveillance e reconnaissance) e il personnel recovery“.

“Più di mille militari dell’Aeronautica italiana” impegnati per la guerra in Ucraina

Ha aggiunto: “70 militari sono impegnati stabilmente in Romania per la difesa dello spazio aereo Nato. Si affiancano altri 170 per le missioni di supporto e la gestione complessa dell’attività di volo presso il Coa, comando delle operazioni aerospaziali”. Si aggiunge “il personale in fase di approntamento impegnato nei contingenti Nato Vjtf (Very high readiness joint task force) e Iffg (Initial follow-on forces group) per ulteriori 700 unità”. In sintesi, ci sono “più di mille militari dell’Aeronautica” impegnati per la guerra in Ucraina, come detto.

I dati del Sipri di Stoccolma (Istituto di studi sulla Pace tra i più prestigiosi al mondo) parlano chiaro: le spese militari, secondo le stime, sono complessivamente pari a 1.981 miliardi di dollari. In Italia per il 2020 la spesa è pari a più di 28 miliardi, con un incremento rispetto all’anno precedente pari all’1.57% del Pil, per un totale di 478 dollari a testa. Un ulteriore aumento è previsto per il 2024: lo stanziamento arriverà al 2% del Pil, sulla base degli accordi posti in essere con la Nato.