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Hadria, città del vino in anfora: una tradizione che si rinnova

Hadria, città del vino in anfora: una tradizione che si rinnova

Pubblicato il 17 Marzo, 2021

Atri. Un ritorno all’antica pratica dell’invecchiamento del vino in anfore d’argilla, tradizione che il progetto “Hadria, città del vino in anfora”, promosso da produttori di vino locali, intende non solo recuperare, ma anche omaggiare, donando al territorio dell’antica Hadria l’occasione di divenire nuovamente protagonista di questa tradizione e la possibilità di condividerla con i suoi abitanti e i suoi numerosi visitatori. Le quattro aziende agricole locali proponenti – Vinum Hadrianum, Ausonia, Centorame e Cirelli – intendono esporre nella città di Atri alcune anfore di argilla realizzate a mano da maestri di Castelli, all’interno delle quali saranno conservati i loro vini, per esporle in maniera permanente nelle ultime sale delle cisterne romane del Palazzo Duchi Acquaviva con l’intento di omaggiare e arricchire l’offerta culturale della cittadina attraverso il legame che questa antica tradizione ha con Atri e con il territorio delle Terre del Cerrano. In questi territori infatti si produceva anticamente un vino, annoverato tra i sette “grand crus” dell’Impero romano, che veniva invecchiato in pregiate anfore di argilla prodotte localmente, che lo stesso Plinio elogiava per le grandi qualità legate alla loro leggerezza e robustezza. “Un progetto – dichiara l’assessore alla Cultura del Comune di Atri, Mimma Centorame – di cui ci siamo da subito innamorati, per la sua alta valenza storica e culturale nonché di legame tra Enti pubblici e privati per la promozione del territorio. La strada è ancora lunga, ma stiamo percorrendo tutti i passi necessari, in collaborazione e sotto la supervisione della soprintendenza archeologica, Belle arti e Paesaggio dell’Abruzzo affinché si possa, nel più breve tempo possibile portare a compimento un progetto così ambizioso per il nostro territorio. Un lavoro a cui spero si appassioneranno e aderiranno altri produttori locali, al fine di creare un brand territoriale con l’intento di riattivare l’identità vitivinicola del nostro prezioso territorio“. (fonte: Ansa)

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