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Hamas

“I leader di Hamas sono ricchi e vivono in grattacieli di lusso”

Pubblicato il 31 Ottobre 2023

“Lavoravano per interessi stranieri. Vendono le informazioni all’Iran in cambio di sostegno finanziario”.

Nel 2019 Hamas ha subito una delle defezioni più gravi nella sua storia più che ventennale: Suheib Yousef, un esponente basato in Turchia, fuggì e si mise in contatto con la rete televisiva israeliana Channel 12 per raccontare la sua storia. Yousef non era un militante qualsiasi.

È figlio di uno dei sette fondatori del movimento, Sheikh Hassan Yousef, e una volta raggiunta una località sconosciuta in Asia diede un’intervista devastante, ricostruisce il Corriere.

Raccontò la corruzione dei dirigenti di Hamas all’estero e i loro canali di arricchimento.

Disse che uno dei compiti degli agenti di Hamas in Turchia era intercettare i dirigenti palestinesi in Cisgiordania e in vari Paesi arabi, ma non per fini politici.

Fu uno squarcio, non il primo, su una dimensione del movimento islamico che in questo momento sembra dimenticata. La corruzione nei gruppi dirigenti di Hamas è endemica, gli stessi media arabi accusano i principali leader di essersi trasformati in milionari o miliardari grazie al proprio potere su Gaza.

Di sicuro i figli di Ismail Haniyeh, il capo politico di Hamas che dal 2020 vive nel comfort di Doha, sono riusciti a uscire da Gaza con facilità nell’ultimo paio di anni e ora conducono una vita da facoltosi uomini d’affari.

È il caso di Hazem Haniyeh, figlio del capo politico del movimento, la cui uscita autorizzata da Gaza nel luglio del 2022 innescò proteste sui social media fra le persone comuni bloccate nel territorio.

Un attivista di nome Mahamoud Nashwan pubblicò un selfie mentre indossava un guanto nero, con un sorriso sarcastico; un richiamo a un celebre discorso di Haniyeh del 2009, quando il futuro leader di Hamas disse: “Le nostre mani sono pulite. Non rubiamo, non possediamo immobili, non costruiamo ville…”.

Pochi mesi dopo il sito saudita Elaph.com ha riferito che Maaz Haniyeh, altro figlio del capo, avrebbe ottenuto un passaporto turco e da Istanbul gestirebbe il vasto patrimonio immobiliare della famiglia. Del resto il legame di Hamas con Recep Tayyip Erdogan resta stretto, come si vede dalla difesa del movimento da parte del presidente turco nei giorni scorsi.

Difficile stimare le fortune degli uomini che sono stati eletti nel 2006, ma da allora regnano con la forza sui palestinesi di Gaza. Al-Majalla , una prestigiosa rivista araba, stima che il numero due di Hamas Musa Abu Marzuk disponga di una fortuna di due o tre miliardi di dollari, mentre l’ex capo politico Khaled Mashal controllerebbe quattro miliardi, così come lo stesso Haniyeh.

Sono accuse impossibili da verificare, ma l’evidenza della corruzione sistemica a Gaza non manca. Non solo perché questi uomini controllano il flusso degli aiuti da Paesi come il Qatar, l’Iran e le comunità musulmane in tutto il mondo. Una delle fonti di arricchimento sarebbe un prelievo per ogni prodotto contrabbandato attraverso i tunnel e destinato alla popolazione intrappolata a Gaza.

“I leader di Hamas vivono all’estero in hotel eleganti e grattacieli di lusso – ha denunciato Suheib Yousef, il militante pentito figlio di un fondatore di Hamas – Mi appello ai leader, incluso mio padre, perché si dimettano da questo movimento corrotto. Sono certo che anche lui sa come stanno le cose”.