Pubblicato il 19 Gennaio, 2021
Il destino di Jindal è a un passo dal baratro e rischia di trascinare con il suo fallimento 2000 lavoratori (compreso l’indotto) e un intero territorio. Nell’ ultima assemblea dei soci è emersa una perdita di 59 milioni di euro nel bilancio chiuso a Marzo scorso.
A Settembre si sommano altri 12 milioni.In più, da fonti giornalistiche, sembrerebbero esserci ulteriori perdite con la chiusura del bilancio 2020. Un’azienda che non ha fatto investimenti, con nessuna intenzione di farli se non con denaro pubblico. Senza un piano industriale a breve potrebbe essere a rischio la cig di 1500 lavoratori e non solo, rischiano anche i pochi appalti dell’indotto rimasti, con potenziali nuovi licenziamenti.
E potrebbe paventarsi uno scenario simile anche per quei 3-400 dipendenti che in questo momento stanno continuando a lavorare. Lavorando tra l’altro inuno Stabilimento che cade a pezzi e che avrebbe bisogno di maggiore e continua manutenzione. Il Governo, che si è impegnato ad entrare nella gestione di JSW, ad oggi non ha ancora comunicato ufficialmente come e quando concretizzerà il suo intervento. Oggi, vista la crisi politica in atto dopo le dimissioni degli esponenti di Italia Viva, cosa accadrà?
Questa drammatica situazione non può continuare ad essere vissuta nell’attesa.
Dopo il deludente incontro del 30 dicembre scorso con il Governo e la società al quale abbiamo partecipato, come sindacato abbiamo ritenuto necessario proporre alle altre organizzazioni sindacali di convocare, in tempi brevi, il Consiglio di Fabbrica per discutere e mettere in piedi assemblee per confontarci con i lavoratori e programmare iniziative di protesta.
Purtroppo ad oggi non abbiamo avuto risposte in tal senso dagli altri rappresentanti dei lavoratori. Se Piombino non diventerà un caso nazionale, con iniziative e mobilitazioni forti, saremo destinati a finire nel girone degli ignavi.
Vincenzo Tuve’ -RSU JSW UGLM
Claudio Lucchesi -Segretario UTL-UGL Livorno
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