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Il Sacco di Prato (seconda puntata)

Pubblicato il 30 Agosto, 2020

Uno dei maggiori generali della Lega Santa comandata dal papa Giulio II era Ramon di Cardona alla testa dell’esercito spagnolo. Cardona era in difficoltà, giravano infatti malumori e minacce all’interno del suo esercito perché i fanti erano in attesa di essere pagati per la guerra compiuta e aveva immaginato a Firenze e il suo Contado come luogo dove trovare i denari per pagare il suo esercito e la Terra di Prato molto ricca.

Prato in una descrizione del 1500 risultava una delle città piu’ prosperose d’italia insieme a Fabriano (Marche), Crema (Lombardia) e Barletta (Puglia). Cosi si decise che l’esercito Spagnolo accompagnato dal Cardinale Giuliano dei Medici volgesse verso Firenze per ripristinare l’ordine secondo il volere del Papa. La notizia arrivo a Firenze appena l’esercito Spagnolo partì da Bologna. Antonio Giacobini si propose di provare a fermarli se la Repubblica Fiorentina gli avesse concesso operai , contadini , 3000 fanti e 150 cavalieri andare a costruire sulla montagna della Futa una fortezza e una barriera per contrastare l’avanzata degli spagnoli. Ma il consiglio dei Dieci di Firenze bocciò la proposta.

Il 21 Agosto 1512 Ramon di Cardona era già in Val Marina a Barberino. Dai paesi del Contado intorno a Prato e da tutta la pianura pratese si fuggiva verso la città di Firenze. Si era fatta una coda di carri lungo un miglio e data la confusione non si potevano riscuotere neanche le gabelle usuali per accedere in città. Firenze riuscì in breve tempo a trovare e raccogliere da tutta la pianura 15.000 uomini a piedi e 600 uomini d’arme atti al combattimento. L’esercito spagnolo mandò a dire alla città di Firenze che non avevano intenzione di fare del male alla città a patto che si rimuovesse il governo della Repubblica Fiorentina per riconsegnare il potere ai Medici.

I Fiorentini che non si spiegavano un tale spiegamento di forze per cosi poco, compresero che le ragioni erano ben peggiori di quanto affermavano gli ambasciatori. La prima cura della Signoria di Firenze, perlomeno con l’intenzione, fu quella di approvvigionare la Terra di Prato, che data la sua ricchezza si pensava fosse la prima a poter essere assalita. Gia dal 30 luglio si vociferava che gli Spagnoli sarebbero arrivati a Firenze ma non si sapeva se sarebbero arrivati da Barberino o da Vernio. Prato mandò dei soldati per capirne la provenienza.

Il 21 agosto dopo vari tentativi e inviti del governo fiorentino all’esercito Spagnolo a desistere dall’impresa purtroppo andati a vuoto, si avvisa Prato di mettere il bestiame in luogo sicuro anche per non soddisfare la fame degli spagnoli che si sapeva essere tanta. Da Prato si risponde chiedendo a Firenze che vengano urgentemente inviate persone per la difesa della Terra di Prato. Il 22 Agosto Firenze risponde a Prato, dicendogli di stare tranquilli, che stavano preparando una strategia di difesa, e che a breve avrebbero mandato molti soldati e intanto si provvedesse ad accumulare farina in quantità ed altre vettovaglie. Si era pensato , purtroppo solo pensato, di fornire a Prato 7000/8000 soldati. Il 23 Agosto Firenze comunica all’esercito spagnolo che non ha intenzione di accettare le loro proposte e in un ultimo tentativo di persuasione dice che loro spontaneamente si sarebbero avvicinati alla Lega Santa, portando le più ampie scuse e ragioni plausibili per placare gli animi di tutti e anche del Papa.

Il delegato del Papa il 24 Agosto fa capire che Prato sarebbe stato presa di mira per prima ”tenete, per Dio, buona cura di Prato”. A Prato intanto ci si prepara per la difesa e si riscrive il 24 agosto a Firenze” affinché mandino un buon numero di artiglierie” perché i soldati a Prato erano un migliaio e non erano tanto preparati. Firenze risponde “Noi siamo impegnati per approvvigionamenti per costì.” Quando Modesti, un pratese si era recato a Firenze per parlare con Soderini a capo del Governo della città, gli aveva risposto “ Messere, non temete, che come il campo passerà Barberino manderò a Prato 18.000 fanti, con tutte le nostre artiglierie ed esercito, perché la salute di questa città è la guardia di Prato” lo stesso Soderini al Rocchi altro cittadino Pratese “Questa Signoria non sarà per mancare, che tutto il loro esercito di volterebbe alla difensione di Prato” Tutte parole al vento.

L’autore di questo racconto a puntate è Rolando Valdisserri ,58 anni nato e cresciuto a Prato, padre di due figli, vive a Montemurlo. E’ stato artigiano e imprenditore tessile adesso è un libero professionista del settore immobiliare e coltiva molte passioni tra queste l’interesse per la storia. Ha deciso di raccontarci “Il sacco di Prato” l’evento tra i più significativi se non il più importante della sua città, anche su richiesta dei più giovani, che ne avevano sentito parlare e volevano saperne di più.

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