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Impagnatiello

Impagnatiello: disposta perizia psichiatrica per l’assassino di Giulia Tramontano

Pubblicato il 11 Giugno 2024

E’ una decisione che fa discutere. Soprattutto, che fa infuriare i familiari di Giulia Tramontano e di chi condivide con loro rabbia, dolore per l’efferato omicidio compiuto da Alessandro Impagnatiello. Il Tribunale di Milano ha disposto la perizia psichiatrica per l’assassino.

Quella che potrebbe edulcorare la pena che si vorrebbe massima, senza sconti, senza possibilità di futuri benefici per l’ex barman che ha ucciso la compagna incinta al settimo mese con 37 coltellate nella loro abitazione di Senago, nel milanese.

I giudici si sono riservati di nominare i periti e hanno rinviato al 27 giugno per l’incarico.

Secondo lo psichiatra Raniero Rossetto al quale la difesa dell’imputato ha affidato la consulenza sullo stato mentale del loro assistito, la doppia relazione scoperta dalla vittima e dalla collega con la quale la tradiva, ha provocato in Impagnatiello

“Un vero e proprio psicotrauma, una ferita narcisistica estremamente potente. Si è trovato scoperto rispetto a tutto questo piano che aveva lavorato”.

“Nel primo colloquio mi ha rappresentato l’immagine della scacchiera. Lui si sentiva lo scacchista che doveva tenere sotto controllo tutti i movimenti della scacchiera e lo faceva con le bugie”, racconta lo psichiatra.

“Rispetto a tutto questo e soprattutto allo smascheramento, lui ha perso un po’ il senso della realtà. Non parlo di capacità o incapacità di intendere e volere, perché non siamo in ambito peritale. Però questo è successo. È il cosiddetto delirio lucido: pure chi delira può essere lucido”, spiega.

E il delirio lucido avrebbe indotto anche “Anche la somministrazione di veleno alla vittima”. Quindi, secondo Rossetto, nessuna premeditazione, così come dimostrerebbe anche il fatto di non avere organizzato una difesa per il post omicidio.

A quanto pare, uno degli elementi della scacchiera che Impagnatiello non riusciva a controllare, provocandoli lo stato che ha portato a utilizzare il veleno, anche se non ha mai parlato coi consulenti, era l’avvento del piccolo Thiago.

“Lui mirava a sopprimere il feto, che rappresentava una variabile nella sua scacchiera, non tanto per motivi economici quanto per motivi di stato mentale suo. La cosa che a un certo punto non riusciva a controllare era proprio il nascituro”, rivela lo psichiatra.

La psicologa Silvana Branciforti, che gli ha somministrato i test per la consulenza, parla di “un disturbo della personalità di tipo paranoide” e con “una parte ossessiva”.