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Indi Gregory

Indi Gregory, alle 11 di oggi, 11 novembre, saranno staccati i supporti vitali alla piccola

Pubblicato il 11 Novembre 2023

Saranno staccate, oggi , 11 novembre, alle 11, le macchine che tengono in vita la piccola Indi Gregory, la bimba di 8 mesi, affetta da una malattia inguaribile. La notizia è stata diffusa su X da Simone Pillon che assiste la famiglia della piccola in Italia. “Abbiamo azionato ogni procedura dei trattati internazionali, abbiamo offerto trasferimento, cure, collaborazione. L’Italia ha fatto il possibile su richiesta dei genitori, ma ha trovato solo muri. Oggi verso le 11 il sistema inglese staccherà i supporti vitali a Indi Gregory”. Ieri c’era stato l’ultimo appello del padre per evitare il distacco dei macchinari che tengono in vita la piccola.

Le parole della ministra Eugenia Roccella

“A quanto si apprende, forse oggi i medici porranno fine alla breve vita di Indi Gregory. O forse, chissà, ci sarà per lei ancora un esile filo di speranza, grazie alla tenace battaglia dei genitori, che il nostro governo ha sostenuto con tempestività e piena convinzione”. Lo ha scritto su Facebook la ministra della Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità, Eugenia Roccella, per la quale la piccola “ha diritto di essere curata fino all’ultimo, e la cura non è sempre la promessa di guarigione, ma la lotta quotidiana per tutelare la persona e allontanare la fine, per accudirla e creare per lei le migliori condizioni possibili, per scegliere in ogni momento la vita e non la morte”.

“Il caso della piccola Indi – dice Eugenia Roccella – pone drammaticamente al centro del dibattito la questione della libertà di cura, un diritto che a parole tutti dicono di difendere, ma che in questa occasione è palesemente ignorato. Ciò che appare incomprensibile, infatti, è il motivo per cui non sia possibile trasferire la piccola dall’ospedale in cui si trova, in UK, ad uno dei migliori ospedali pediatrici al mondo, il Bambin Gesù di Roma”. “Non si tratta – afferma – di sottoporre la bambina a trattamenti improbabili o dolorosi, ad accanimenti terapeutici o peggio a truffaldini ‘viaggi della speranza’, ma di dare a chi ha la responsabilità legale della piccola la possibilità di scegliere un percorso di cura in una struttura accreditata ed altamente specializzata. Impedire la cosiddetta ‘second opinion’ a un paziente è contrario a qualsiasi deontologia medica”.

“Paradossalmente, ma non troppo, penso che dovrebbero combattere per Indi persino coloro che rivendicano la libertà individuale di scegliere come morire – aggiunge la ministra -. Perché in questo caso non è la persona malata, o chi ne ha la responsabilità, a decidere, e tutti i discorsi sull’autodeterminazione vanno in fumo. Indi ha diritto di essere curata fino all’ultimo, e la cura non è sempre la promessa di guarigione, ma la lotta quotidiana per tutelare la persona e allontanare la fine, per accudirla e creare per lei le migliori condizioni possibili, per scegliere in ogni momento la vita e non la morte”. Fonte LaPresse