Pubblicato il 9 Settembre, 2020
Il lockdown e la pandemia hanno inferto un durissimo colpo all’industria manifatturiera piemontese che, nel secondo trimestre del 2020, ha registrato un calo di produzione di oltre il 15 per cento. Un dato globale che non sorprende, ma è di fondamentale importanza capire quali settori abbiano affrontato meglio o peggio la crisi. Una crisi che per la prima volta ha coinvolto tutte le province e tutti i settori, come non accadeva dal 2008. Unioncamere Piemonte ha diffuso oggi i dati della consueta “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” riferita al trimestre da aprile a giugno 2020 coinvolgendo 1.719 imprese industriali piemontesi, per un numero complessivo di 96.569 addetti e un valore pari a circa 52,1 miliardi di euro di fatturato.
Piemonte: il II trimestre 2020 in sintesi
Produzione industriale: -15,3% rispetto al II trimestre 2019
Ordinativi interni: -16,4% rispetto al II trimestre 2019
Ordinativi esteri: -15,1% rispetto al II trimestre 2019
Fatturato totale: -15,3% rispetto al II trimestre 2019
di cui estero: -13,2% rispetto al II trimestre 2019
Grado di utilizzo degli impianti: 50,2% (-18 punti rispetto al II 2019)
Fatta eccezione per il comparto alimentare, che ha mostrato una flessione più contenuta (-2,8%), tutti i principali comparti della manifattura regionale hanno evidenziato forti diminuzioni produttive rispetto all’anno precedente. Le più accentuate sono state quella delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-32,9%) e quella della meccanica, crollata dell’19,9%. Decisamente negativo anche il risultato dell’industria dei metalli (-18,8%) e delle industrie elettriche ed elettroniche (-18,5%). Il dato peggiore, a causa della specializzazione tessile, l’ha registrato il biellese, con una flessione della produzione del 30,2%, seguito da Vercelli (-21,1%), il Verbano Cusio Ossola ha subito una flessione severa dei livelli produttivi (-20,9%), leggermente meno negativo il dato di Novara (-16,0%). Per Torino e Asti la contrazione produttiva si è attestata al -14,2% mentre, grazie alla specializzazione alimentare, è lievemente più attenuata l’intensità del calo riscontrato a Cuneo (-13,3%) e Alessandria (-11,2%).
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