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Lo smart working piace solo all’azienda: si è perso il diritto agli orari di lavoro

Pubblicato il 10 Luglio, 2020

Parliamo di un’azienda con più sedi in Toscana e in Italia nel settore informatico, che post Covid ha cambiato il suo modo di gestire i lavoratori, puntando al lavoro agile come modalità primaria e provocando una sentita reazione dei sindacati.

Nello specifico le rappresentanze sindacali di Fim-Cisl, Fiom.CGIL e Uilm dell’azienda ricordano in un comunicato come in principio la dirigenza aveva delle remore sul lavoro casa tanto che ottenerlo fu una conquista sindacale. Ma adesso, dopo l’emergenza Covid, la stessa azienda ha deciso che ogni lavoratore avrà diritto al lavoro da casa per due giorni alla settimana, senza necessità di autorizzazione, anche se le giornate di lavoro in modalità agile e di presenza non saranno del tutto a scelta del lavoratore, ma dovranno essere armonizzate nell’ambito dei gruppi di lavoro.

A fronte di questa nuova organizzazione del lavoro, alcune sedi vengono ritenute non più necessarie, per cui si procederà all’eliminazione di circa una ventina di sedi aziendali, per le quali si è già proceduto alla disdetta dei contratti di affitto. I lavoratori delle suddette sedi verranno trasferiti nelle sedi più vicine, anche su loro scelta. A questo punto i sindacati fanno presente che tali decisioni hanno un forte impatto sulla vita quotidiana di tanti lavoratori e non è ideale che siano state prese senza alcun confronto preventivo i diretti interessati.  Il peggio è per quei lavoratori ai quali è stata chiusa la sede nella propria città e dovranno spostarsi percorrendo una distanza che il più delle volte volte supera i 100 chilometri di distanza, con il seguente aggravio di costi che ne consegue.

La consapevolezza di poter effettuare consistenti risparmi di spese e costi svuotando le sedi, ha ingolosito l’Azienda a tal punto da arrivare ad eliminarne alcune del tutto, senza alcuna considerazione dei disagi arrecati ai lavoratori coinvolti. Da una parte si continuano a vantare centinaia di assunzioni ogni anno, ed una crescita costante degli organici, dall’altra si ribadisce che lo smart working è solo volontario, poi però si chiudono le sedi; risultato? si obbligano centinaia di lavoratori a scegliere tra uno smart working forzato e di necessità, o lunghi e scomodi trasferimenti quotidiani per poter lavorare in sede quando necessario o richiesto. Come sempre, quando l’Azienda decide di fare economia, i problemi che ne derivano ricadono sui lavoratori.” si legge nel comunicato delle RSU.

Anche i lavoratori all’inizio così contenti della soluzione lavoro agile, in realtà si stanno rendendo conto che non è poi così positivo. Da remoto si è perso il rispetto degli orari di lavoro ed il diritto alla disconnessione, così come alla socialità, alla pausa pranzo con i colleghi, al dialogo in famiglia perché ognuno rimane attaccato al proprio pc senza lasciar mai fuori il lavoro dalle mura di casa. Si è creato un ambiente familiare inquinato dal lavoro continuo. 

Non è un caso che l’azienda stessa riconosca che in questo periodo si sia lavorato e prodotto quanto e di più rispetto a prima, e che tutti i lavoratori si lamentino di lavorare ormai a ciclo continuo.

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