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Maiella geoparco Unesco, Marsilio: "un riconoscimento che farà conoscere al mondo ricchezza del nostro territorio"

Maiella, montagna madre: “compatta, articolata in cime e valloni”

Pubblicato il 3 Giugno, 2021

 “Una vasta area montuosa dell’Appennino Centrale, di circa 740 chilometri quadrati. Una montagna compatta, articolata in cime e valloni; dolce e sinuosa verso occidente; scoscesa e aspra verso oriente. Boschi ricchi d’acqua caratterizzano l’ampia depressione tettonica di Caramanico, che separa ad est il dolce profilo arrotondato della Maiella dall’impervia ripida pendenza del Morrone, ad ovest”. Così il presidente del Parco nazionale della Maiella Lucio Zazzara descrive la ‘Maiella. Montagna madre’ nel libro di Carsa edizioni, quarto della collana ‘Heritage/Patrimoni’, che racchiude testi di 26 autori e scatti di oltre 40 fotografi, con traduzione in inglese di Angela Arnone. Presentato oggi a Sulmona, nell’Abbazia di Santo Spirito al Morrone che ospita la sede del Parco, il volume svela la straordinaria capacità di adattamento dell’uomo alla natura in una terra ricca di sorprese e di bellezza e di modificazioni nel corso dei secoli. Intervenuti accanto a Zazzara alla presentazione, il presidente di Carsa Roberto Di Vincenzo ha sottolineato uno degli obiettivi della collana ‘Heritage/Patrimoni’, quello di ‘costruire destinazioni’; e il giornalista Carlo Cambi, tra gli autori, ha rilevato come il volume aiuti a scoprire “l’inconsuetudine del consueto”. Come fa, ad esempio, il capitolo ‘Parco nazionale della Maiella, tra uomo e natura’ – Luciano Di Martino con Simone Angelucci, Antonio Antonucci, Marco Carafa, Marco Di Santo, John Forcone, Elena Liberatoscioli, Giuseppe Maurizio Monaco – dove si parla di flora, fauna e delle tante attività del Parco, ricordando la presenza di due giardini botanici – il ‘Michele Tenore’ a Lama dei Peligni (Chieti) e il ‘Daniela Brescia’ a Sant’Eufemia a Maiella (Pescara) – di una banca dei semi (Maiella Seed Bank) per le attività di raccolta, studio e conservazione dei semi delle specie selvatiche al fine di tutelare i taxa minacciati, archiviandone il patrimonio genetico; nonché di un vivaio per la riproduzione delle specie vegetali autoctone e di un erbario (Herbarium Magellense) per lo studio della flora”. (fonte: Ansa). 
   

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