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Maria Schneider

Maria Schneider: il dramma subito dopo Ultimo tango a Parigi turba Cannes (VIDEO)

Pubblicato il 15 Maggio 2024

Quel film l’ha segnata per sempre. Ultimo tango a Parigi si è rivelato un incubo per Maria Schneider, l’attrice protagonista insieme con Marlon Brando del lungometraggio di Fernando Bertolucci entrato nella storia del cinema.

Quell’incubo lo racconta Maria di Jessica Palud, evento della sezione Première a Cannes.

La scena della sodomia simulata col burro che il personaggio interpretato dall’attrice che all’epoca, il 1972, era 19enne e, quindi, minorenne, subisce dall’uomo impersonato da Brando, l’ha segnata per sempre.

Maria è ispirato alla biografia che Vanessa Schneider ha scritto su sua cugina, impersonata da Annamaria Vartolomei, 25 anni, romena come romene erano le origini per parte di madre di Maria.

“Uscì danneggiata, iniziò a drogarsi, veniva insultata per strada, associata a un oggetto sessuale, la gente faceva battute volgari sul burro”, racconta Vanessa.

Un film che, oltre a essere il racconto di un dramma personale, è una denuncia.

“Io non giudico, ho fatto un ritratto di quella società attraverso lo sguardo di Maria Schneider. Ammiravo Bertolucci, di cui sono stata stagista per The Dreamers“, afferma la regista.

“Però – aggiunge – in nome dell’arte è tutto passato sotto silenzio. Il film interroga le beffe dell’integrità, i limiti dell’arte, il tradimento attraverso lo sguardo di Maria”.

“La sceneggiatura originale e la sequenza del burro non c’era”, rivela Palud.

“Bertolucci prima di girare avvisò Schneider che sarebbero andati oltre, che gli piaceva improvvisare e cercare momenti accidentali. Fatto sta che Marlon Brando le abbassò i pantaloni, e questo non era scritto. Bernardo a posteriori disse che voleva le vere lacrime di Maria”, aggiunge.

Nel 2007, 35 anni più tardi, l’attrice provò a liberarsi del suo tormento e raccontò l’inganno di essere stata avvertita “Un minuto prima del ciak, Marlon Brando mi disse: non preoccuparti, è solo un film”.

“Non era preparata né alla gloria né allo scandalo”, conclude Padul, che ha dedicato il film all’attrice scomparsa nel 2011, Aveva 58 anni.