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Maurodinoia

Anita Maurodinoia: si dimette anche dal Pd l’assessore regionale colpita dal terremoto giudiziario di Bari

Pubblicato il 4 Aprile 2024

Anita Maurodinoia si è dimessa. E l’hashtag col suo cognome vola nelle classifica degli argomenti più caldi su X. E’ l’effetto del terremoto giudiziario che da un piccolo centro in provincia di Bari si è esteso alla Puglia intera e sta già facendo sentire i suoi effetti anche sulla politica nazionale.

L’assessore regionale ai Trasporti che fa parte del Pd, partito al quale ha pure rassegnato le dimissioni, è fra gli indagati dell’inchiesta che stamattina ha portato all’arresto del marito Alessandro Cataldo e del sindaco di Triggiano Antonio Donatelli, adesso entrambi ai domiciliari.

L’accusa per i due adesso ai domiciliari è pesantissima: associazione a delinquere.

La nuova indagine della Procura di Bari che coinvolge anche la Giunta di Emiliano riguarda le elezioni amministrative del 20 e 21 settembre 2020 a Grumo Appula e del 3 e 4 ottobre 2021 a Triggiano. 

I dieci indagati si sarebbero assicurati un voto in cambio di 50 euro. 

Agli arresti domiciliari anche un consigliere circoscrizionale di Bari della lista “Sud al Centro”, Armando De Francesco (consigliere municipale tra il 2014 e il 2019).  

Anche per l’elezione nel 2020 di Anita Maurodinoia (Pd) nel Consiglio regionale della Puglia, suo marito Sandro Cataldo avrebbe acquistato voti per 50 euro, riferisce il Corriere.

Maurodinoia, Donatelli e Cataldo

Secondo quanto si legge nell’ordinanza, “Negli accertamenti condotti dai carabinieri emergeva che la promessa e la consegna della somma di euro 50 erano finalizzate ad indicare quale preferenza sulle schede elettorali anche Anita Maurodinoia alle elezioni regionali che si svolgevano contemporaneamente alla comunali”.

Dell’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale avrebbe fatto parte anche il candidato consigliere comunale a Grumo, Nicola Lella, poi diventato assessore alla Sicurezza e alla Polizia municipale e oggi arrestato e finito in carcere. Tra le promesse in cambio del voto c’era anche quella di ottenere un posto di lavoro.

Il meccanismo prevedeva l’acquisizione dei dati personali di numerosissimi elettori (nome, cognome, indirizzo, recapito telefonico e sezione elettorale), con una “schedatura”  in elenchi in ordine alfabetico e mediante la raccolta e la catalogazione di copia dei documenti d’identità e delle tessere elettorali, per costituire un database informatico-anagrafico.

Cataldo è ritenuto “capo e promotore dell’associazione, ideatore del programma criminoso» per la cui esecuzione si sarebbe “accordato con Lella”.