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Mediatore interculturale: in alcune scuole c'è e funziona

Mediatore interculturale: in alcune scuole c’è e funziona

Pubblicato il 20 Giugno, 2020

Mediatore interculturale: una figura vitale, quando bisogna che facciano processi a scuola alunni che non conoscono la lingua italiana. Si tratta di un ruolo legato ai fondi disponibili: avviene per esempio nell’ambito proprio di alcune comunità montane. Uno strumento utilissimo, che per funzionare in tutto il territorio dovrebbe essere molto più diffuso.
Per quanto concerne la scuola è importante mettere in risalto anche il rapporto con le famiglie, che devono collaborare all’educazione dei figli. Genitori che si trovano anch’essi nelle condizioni di dover apprendere, poiché l’istruzione si determina ormai nell’intero corso della vita: dopo essersi trasferiti in una zona del mondo con diverso idioma e diversi usi e costumi, che si configura come un nuovo universo. Dietro realtà modello che fanno mediazione nei confronti dei bambini sui banchi di scuola, ci sono persone che si adoperano e si pongono in primo piano, con il solo intento di agire in nome della cultura.

Mediatore interculturale: il valore di una figura che fa da filtro

Il mediatore interculturale è una figura che fa da filtro tra la realtà culturale della zona ospitante e lo scolaro di origini straniere. Avviene all’Istituto comprensivo statale Gianni Rodari, dove gli interessi dei bambini di origine straniera sono tutelati. Si traggono ora le somme dell’operato di docenti e collaboratori nel corso dell’anno: gli scrutini sono stati conclusi e si lavora alla programmazione.

Mediatore interculturale: l’intervista

Nell’ambito dell’istituto, in questo anno scolastico la presenza della mediatrice linguistico-culturale è stata arricchente e motivante per tutte le classi in cui ha operato. In sua presenza sono state trattate tematiche che hanno dato il via al dibattito d’aula e la mediatrice è risultata una terza figura professionale fondamentale nella classe, oltre alla docente curriculare e alle docenti contitolari di cattedra. Abbiamo interpellato in argomento Irma Emma Morresi, docente referente commissione intercultura.

Qual è stato il primo intervento in assoluto? “Il primo intervento di mediazione linguistica è stato attuato nell’anno scolastico 2012/2013 per due alunni e per i loro genitori, provenienti dall’Eritrea”.
Quanti sono i bambini stranieri nelle vostre classi? Che età hanno? Che lingue parlano? “In ogni classe ci sono massimo cinque/sei alunne e alunni di background migratorio. L’età è compresa dai tre ai tredici anni e la loro lingua madre prevalentemente è: albanese, macedone, tunisina, rumena, marocchina, filippina, cinese. Le problematiche più rilevanti riguardano la non conoscenza o conoscenza estremamente limitata della lingua italiana delle alunne e degli alunni neo arrivati (Nai) e l’inserimento in classe durante l’anno scolastico avviato”.
Che cosa succede quando questa figura viene meno? I bambini non riescono a seguire il programma? “I docenti adottano tutte le misure educative-didattiche esplicitate nel Protocollo di Accoglienza per alunne e alunni non italofoni (capitolo XII del Regolamento di Istituto). Inoltre, attuano corsi di insegnamento della lingua italiana come L2 in orario curriculare e extracurriculare per le alunne e gli alunni. Tali corsi sono finanziati dal Miur. In particolari situazioni e condizioni ci sono alcuni alunni neo–arrivati, che hanno necessità della mediazione linguistica- culturale allo scopo di facilitare la comprensione, la produzione comunicativa e le interazioni sociali“.
Insegnamento della lingua italiana alle mamme: ne parliamo? “Il ‘Corso di lingua italiana per donne di Paesi Terzi’ si è svolto a scuola fino al giorno 22 giugno 2019, per un totale di 45 ore, con l’intervento volontario di quattro mediatrici linguistiche del Servizio Civile Universale. Hanno partecipato 14 donne a titolo gratuito. Il corso è stato parte integrante del progetto “SuppOrti Giovani”, uno dei numerosi progetti di Servizio civile universale (Scu) della misura Garanzia Giovani: il Piano europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile che, nel programma di Scu, opera nel rispetto dei principi della solidarietà, della partecipazione, dell’inclusione e dell’utilità sociale nei servizi resi. Il suddetto progetto è nato con l’obiettivo di promuovere percorsi di integrazione ed inclusione sociale che rendano una più facile e fluida comunicazione tra scuola e famiglie e una maggiore partecipazione genitoriale al percorso scolastico dei propri figli. Particolare attenzione è stata dedicata, su specifica richiesta delle corsiste, a esercitazioni e simulazioni di test standard di livello A2 e B1, necessari per la richiesta di permessi di lungo soggiorno e di cittadinanza. Sono stati frequenti i momenti di confronto culturale tra le corsiste e le docenti, riguardo alcuni aspetti della vita quotidiana nei paesi di origine e in Italia (cibo, festività, usanze). Dunque, accrescere l’autonomia linguistica delle madri significa infatti restituir loro un più forte ruolo genitoriale, con la consapevolezza delle necessità educative dei propri figli. Le attività di sostegno linguistico e di orientamento al territorio di residenza hanno potenziato l’inclusione sociale delle partecipanti, provenienti dai diversi Paesi geografici con il beneficio delle stesse e della comunità”.
Come agisce il mediatore culturale? “Il mediatore o la mediatrice culturale interviene in classe, concordando con i/le docenti le modalità di supporto linguistico e di educazione interculturale. Collabora nella preparazione del materiale didattico per spiegare le differenze linguistiche e culturali, gli usi e i costumi del paese di provenienza. Assume il ruolo di facilitatore della comunicazione. Partecipa ai colloqui scuola-famiglia, per fornire le informazioni sul funzionamento della scuola o per risolvere eventuali disagi legati alla comprensione della lingua”.
Come si finanzia nella vostra struttura (e in generale) questa figura?
“Gli interventi di mediazione linguistica-culturale nelle scuole dell’Istituto sono finanziati da risorse territoriali, da associazioni Onlus e da residui finanziari Opcm 3979/2011 a.s. 2014-2015 Miur. La scuola si avvale di collaborazioni con le associazioni e le amministrazioni locali: Comitato Territoriale Provinciale Arci, Centro di Servizio per il Volontariato della provincia dell’Aquila, Associazione Onlus ActionAid, Centro Territoriale Provinciale Polivalente, Associazione Culturale Macedone ed altre”.

Giocando… ti conosco: planisfero calpestabile realizzato dalle insegnanti infanzia Roio, dai bambini e dai genitori, con il mediatore linguistico

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