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Natale: il presepe monumentale di Castelli (Teramo) allestito in piazza San Pietro a Roma

Meraviglia, fascino, atmosfera: il Presepe monumentale di Castelli in Piazza San Pietro a Roma

Pubblicato il 24 Dicembre, 2020

Meraviglia, fascino, atmosfera. Li sprigiona il Presepe monumentale di Castelli, creato in ceramica: si trova ora in Piazza San Pietro a Roma. Abbiamo interpellato in argomento Marcello Mancini, collaboratore del preside del Liceo Artistico F.A. Grue, l’istituto che può fregiarsi della creazione delle “enormi statuette” di Castelli. Abbiamo raggiunto e intervistato l’educatore. Queste le sue parole. “Il presepe di Castelli parla un linguaggio contemporaneo, sebbene abbia un’anima arcaica. Posto che riflette gli anni Sessanta (è stato realizzato nel decennio 1965-1975) costituisce una creazione di modernariato, nella quale non mancano elementi nuovi rispetto all’idea tradizionale di Presepe: sono presenti l’astronauta (nel 1969 ci fu l’allunaggio) e il boia, posto che si discuteva in merito alla pena capitale. Le fate forniscono un’idea onirica. Parliamo dei tempi del Concilio Vaticano II”.

Spiccano i materiali e delle forme: ce ne parlerebbe? “La prima cosa che si nota è che non ci sono braccia e gambe. Si vedono cilindri in argilla, giustapposti, come nell’età arcaica. Nel pensare a una struttura modulare, si scelse, appunto, il cilindro. La lavorazione del presepe rispetta la tradizionale maiolica castellana, modellatura prestampata con applicazione di textures ed elementi plastici; gli animali sono lavorati al colombino (Lucignolo). Si tratta appunto di colombini di terra, posti uno sull’altro, avvicinando un colombino alla volta: di tanti elementi impilati, poi texturizzati, come detto. Materie plastiche formano, per esempio, la barba dei Magi. Il presepe è stato progettato dal direttore artistico Serafino Mattucci. E’ frutto dell’attività didattica della scuola, che dimostra con questo esempio esperienza, per quanto concerne i presepi. Era all’opera con la ceramica il professor Gianfranco Trucchia. Ogni pezzo è riconoscibile e ha la sua connotazione: il Centurione ha la lancia, la contadina reca una forma di formaggio. La castellana è contraddistinta dalla brocca di Castelli“.

Castelli è da secoli uno dei maggiori centri della ceramica italiana. È questa l’opera più alta? O forse, soltanto, la più nota? “A mio giudizio né la più nota, né la più alta, Musei internazionali del mondo custodiscono il prestigioso corredo farmaceutico, conosciuto sotto il nome “Orsini-Colonna”, perché il pezzo più famoso, che si trova al British museum di Londra, è una fiasca con la rappresentazione di un orso, che abbraccia una colonna e con la scritta ‘Et sarrimo boni amici’, a ricordo della pace tra le due potenti famiglie principesche romane, gli Orsini ed i Colonna, avvenuta nel 1511 o, molto più probabilmente, a ricordo del matrimonio tra Marcantonio Colonna, il futuro eroe di Lepanto, e Felice Orsini, celebrato nel 1552″.

Che cosa rende queste creazioni tanto attuali? È il mondo, che non è cambiato molto? Oppure gli anni dopo il 2000 hanno soltanto realizzato quel che era stato già pensato? “Come potrà capire, queste creazioni sono il frutto di un lavoro corale, attualizzato in un periodo storico preciso: il mondo cambia e cambia anche il modo di vedere le cose. Citerò Picasso, però, per dire che se quest’opera sembra attuale, forse è veramente un opera d’arte. “Non c’è passato né futuro in arte. Se un’opera d’arte non può vivere sempre nel presente, non se ne deve assolutamente tener conto.”

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