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Miranese, un’azienda su tre, nel settore del legno e del manifatturiero, rischia di chiudere

Pubblicato il 2 Ottobre, 2022

Aumenti dell’energia del 240%, con punte che vanno oltre il 300%. L’Associazione artigiani del Miranese lancia l’allarme: “Aiuti e bonus una tantum non sono più sufficienti, occorre un radicale cambio di passo”.

2.10.2022 – I costi dei primi due trimestri hanno messo in ginocchio le aziende. L’ulteriore drammatico aumento previsto nella seconda metà dell’anno rischia di diventare il colpo di grazia che potrebbe costringerà un’impresa su tre a chiudere.

Situazione ormai insostenibile per le imprese artigiane del legno e del manifatturiero del Miranese, alla luce del livello raggiunto dai costi dell’energia dopo la pausa estiva e in vista dello scenario che si prospetta nei prossimi mesi.

È l’allarme lanciato dall’associazione artigiani che ha condotto un proprio studio per fotografare con precisione la situazione.

“Abbiamo preso a riferimento i periodi del primo e secondo trimestre 2022 e li abbiamo confrontati con gli stessi periodi del 2019, cioè gli ultimi periodi in cui le attività si svolgevano regolarmente prima che la pandemia e le sue conseguenze stravolgesse tutto – spiega Andrea Dal Corso, funzionario dell’associazione –. L’obiettivo era lquantificare con precisione un fenomeno assolutamente straordinario e ora addirittura emergenziale che mette a rischio i bilanci di tante aziende artigiane che stanno valutando la sospensione dell’attività e in alcuni casi addirittura la chiusura. I dati sono scioccanti, se pensiamo che nel confronto tra primo trimestre 2022 e lo stesso periodo del 2019 l’aumento medio del costo al kwh è del 248% per le imprese artigiane del settore legno e del 280% per le imprese del manifatturiero. Situazione che va peggiorando ulteriormente se guardiamo i dati del secondo trimestre e che diventa drammatica nei mesi di luglio e agosto se consideriamo che il costo medio dell’energia è arrivato al massimo record di 60 centesimi al kwh, mentre nei primi 6 mesi del 2022 oscillava tra i 22 e i 32 centesimi”. Purtroppo la previsione è che la corsa non sia finita.

“Va detto, inoltre, per completezza, che per arrivare al costo finale delle bollette occorre aggiungere un ulteriore 8-10% dato dal costo delle altre voci e delle imposte – aggiunge Dal Corso -. Queste condizioni non possono essere sostenute ancora a lungo perché i bilanci delle nostre PMI non lo permettono e un’azienda su 3, se qualcosa non cambia immediatamente, è concretamente a rischio chiusura. Una situazione che si rivelerebbe drammatica nel Miranese, nel quale sono migliaia le persone che lavorano in questo settore”.

Molto esemplificativo è il caso di un’officina meccanica: con consumi medi di elettricità è passata dai 3154 euro di bolletta del primo trimestre 2019 ai 13061 dello stesso periodo del 2022. Simile il trend per il secondo trimestre. Nel terzo trimestre non potrà che peggiorare, sapendo che gli aumenti sono letteralmente esplosi nei mesi di luglio e soprattutto agosto e l’azienda si aspetta un salasso.

“In questo periodo – aggiunge Dal Corso – siamo riusciti a limitare i danni con i pochi strumenti che abbiamo in mano, grazie alla collaborazione tra l’associazione e i nostri consulenti in materia energetica, ma ormai la situazione sfugge a qualsiasi logica ordinaria, non ce la facciamo letteralmente più. Le misure introdotte relative ai crediti d’imposta consentono un sollievo limitato, ma la situazione attuale e la prospettiva dei prossimi mesi richiede interventi più drastici e strutturali”.

Il comparto delle falegnamerie nel Miranese (dati camera di commercio) conta circa 225 addetti distribuiti su 67 sedi artigiane, più di un quinto dell’intera provincia (il  23% se guardiamo gli addetti e il 21,27% se consideriamo il numero di aziende) mentre le aziende artigiane del manifatturiero sono circa 300, per un totale di più di 2400 addetti.

“La richiesta che facciamo è di attuare misure drastiche e di immediato impatto, in risposta a situazioni drammatiche, prima che sia troppo tardi; non è più possibile attuare solo misure tampone come i crediti di imposta o la riduzione degli oneri di sistema, non è più tempo di usare il bisturi, serve molto di più”.

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