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Caserta

Napoli: parcheggiatore abusivo in carcere da 20 mesi per una presunta estorsione di 4€

Pubblicato il 26 Aprile, 2024

I parcheggiatori abusivi nelle grandi città, soprattutto a Napoli, sono considerati una vera piaga sociale e spesso risultano anche violenti e aggressivi se gli automobilisti si rifiutano di pagare. A proposito di parcheggiatori abusivi c’è però un caso che sta facendo molto discutere e che vede come protagonista Kelvin Egubor, nigeriano di 25 anni senza fissa dimora, rinchiuso da 20 mesi nel carcere di Poggioreale per presunta estorsione.

Il ragazzo, parcheggiatore abusivo improvvisato, avrebbe chiesto due volte ad un automobilista di consegnarli 2 euro in una strada di Fuorigrotta, quartiere di Napoli, minacciando di tagliargli la cappotta dell’auto se non avesse pagato.

La denuncia di Samuele Ciambriello

La vicenda è stata portata alla luce da Samuele Ciambriello, garante campano delle persone private della libertà personale, che ha raccontato la storia del ragazzo: “Da 20 mesi Kelvin Egubor, nigeriano di 25 anni, senza fissa dimora, è in carcere a Poggioreale per presunta estorsione, per aver chiesto due volte alla stessa persona di consegnargli due euro per parcheggiare tra via Campana e via Giulio Cesare a Napoli”.

Per questo reato Egubor è stato condannato a 5 anni, pena che Ciambriello ritiene sproporzionata: “L’imputato mendicante – ha detto – in primo grado è stato condannato a cinque anni, si attende l’appello. C’è una sproporzione di pena rispetto ai fatti contestati. L’avvocato Antonella Salvia che difende Egubor chiederà l’assoluzione e in subordine gli arresti domiciliari in una comunità del Casertano che mi ha offerto la disponibilità a prenderlo”.

Gli invisibili nelle carceri italiane

Ciambriello ha posto l’attenzione sulle carceri italiane e in particolare su quelle campane, dove ci sono tanti casi di persone invisibili senza fissa dimora e incarcerate per molto tempo per piccoli reati.

Sul caso di Egubor Ciambriello ha infine concluso: “Per Kelvin senza fissa dimora viene addirittura ignorata la pronuncia della Corte costituzionale del 24 maggio scorso con la quale si dichiara l’illegittimità costituzionale dell’articolo 629 del codice penale nella parte in cui non prevede che la pena da esso comminata è diminuita in misura non eccedente un terzo quando per la natura, la specie, i mezzi, le modalità o circostanze dell’azione, ovvero per la particolare tenuità del danno o del pericolo, il fatto risulti di lieve entità”.

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