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Nato

La Nato compie 75 anni: “Oggi è più forte che mai” (VIDEO)

Pubblicato il 4 Aprile 2024

Sono trascorsi 75 anni da quando è stata istituita. Da quel 4 aprile del 1949, quando quasi un anno dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale nacque la Nato, la North Atlantic Treaty Organization, l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord.

Quella Nato che, secondo il suo segretario generale Jens Stoltenberg Oggi è più grande, più forte e più unita che mai”.

Alla cerimonia di festeggiamento partecipano i 32 ministri degli Esteri dei Paesi che ne fanno parte.

Sul palco si alternano i rappresentanti dei nuovi membri da quando è caduta l’Unione Sovietica, cioè Albania, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Belgio.    

“Non credo negli Stati Uniti da soli come non credo nell’Europa da sola – ha aggiunto Stoltenberg – L’Europa ha bisogno degli Usa per la sua sicurezza e gli Usa, grazie alla Nato, hanno più amici e partner di ogni altra potenza, e questo moltiplica la loro forza”.

“Io credo nell’America e nell’Europa insieme unite nella Nato, perché insieme siamo più forti e più sicuri. Al principio avevamo 12 membri, oggi siamo 32. Dunque qualcosa di giusto lo stiamo facendo”, ha concluso Stoltenberg in un clima che, comunque, dissimula con difficoltà il clima di altissima tensione che sta respirandosi in Europa e nelle altre zone calde del mondo, sempre più drammaticamente legate da una inquietante ragnatela.

Fondata con la firma del Trattato di Washington dei 12 Paesi fondatori (Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Regno Unito e Stati Uniti), l’Alleanza Atlantica è poi cresciuta a ondate successive fino a contare gli attuali 32 membri, con il recente ingresso di Finlandia e Svezia.

Una storia di successo ma, al tempo stesso, gravida d’incomprensioni: l’allargamento agli ex satelliti dell’Unione Sovietica, dopo la caduta dell’Urss, ha portato allo scontro con la Russia, oltre che alla scomparsa di ogni cartilagine, ad esempio nel Baltico o per l’appunto in Finlandia.

Mosca lo considera un disegno imperiale americano, in spregio alle garanzie teoricamente assicurate a suo tempo da Washington ai vertici dell’Urss di non avanzare a est dopo la caduta del muro di Berlino; l’Occidente invece lo reputa un processo democratico – peraltro non semplice, come dimostrato da Helsinki e Stoccolma – interamente aperto ai Paesi europei.

Il Cremlino, dicono i sostenitori della Nato che hanno vissuto all’interno della cortina di ferro, dovrebbe domandarsi perché chi può “scappa dalla sua sfera d’influenza” e cerca rifugio nell’Alleanza Atlantica. Che pure in tempi di multipolarità e rimescolanza geopolitica, vale ancora “il 50% del Pil globale”.

Lo sa bene Kiev. Le fu socchiusa la porta nel 2008 (Francia e Germania si opposero a un invito secco) e da allora vive in un limbo, tanto più amaro oggi poiché, finché Mosca spara, di diventare il 33esimo membro del club non se ne parla.