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Navalny

Navalny: lividi sulla salma ancora negata alla famiglia. L’omaggio di Bono al concerto (VIDEO)

Pubblicato il 19 Febbraio 2024

I collaboratori di Alexei Navalny hanno reso noto che le autorità russe hanno negato alla famiglia del dissidente l’accesso alla sua salma per il terzo giorno consecutivo.

Il corpo di Alexei Navalny presenta “lividi” che potrebbero essere stati provocati da un’azione di contenimento a causa di convulsioni e uno, in particolare, è compatibile con un massaggio cardiaco praticatogli nel tentativo di rianimarlo.

A raccontarlo è stato un operatore del servizio ambulanze dell’ospedale di Salekhard, nella regione artica russa, il quale ha anche confermato che la salma si trova nell’obitorio di quel nosocomio, dove ieri alla madre e al suo avvocato era stato negato l’accesso dopo che qualcuno li aveva frettolosamente informati che il decesso era legato ad una “sindrome da morte improvvisa”.

Dalla Germania, intanto, il giornale popolare Bild lancia l’ipotesi, senza tuttavia citare fonti dirette, che l’oppositore sia deceduto “forse poco prima di una sua possibile liberazione” nell’ambito di uno “scambio di detenuti” tra Usa, Russia e Germania.

La sua morte, insomma, avrebbe mandato all’aria un piano a cui Vladimir Putin aveva accennato in una recente intervista con il giornalista americano ed ex volto di Fox News Tucker Carlson.

Il presidente russo, scrive il giornale tedesco, voleva riavere un agente che aveva sparato a un oppositore a Berlino nel 2019. E “si parlava della possibilità che Putin, in cambio, rilasciasse Navalny”.

Da tempo, inoltre, si discute di un possibile scambio di prigionieri tra Mosca e Washington, che chiede il rilascio dell’ex marine Paul Whelan e del giornalista Evan Gershkovich, entrambi detenuti nelle carceri russe con accuse di spionaggio. La tesi di Bild, tutta da confermare, sarebbe in contrasto con la ricostruzione del team di Navalny, che ieri ha accusato apertamente le autorità di Mosca di avere commesso “un omicidio pianificato”.

Mentre diversi leader occidentali hanno chiamato in causa direttamente Putin, come ha fatto nuovamente nelle ultime ore il presidente americano Joe Biden. L’ambasciatrice americana in Russia, Lynne Tracy, si è unita tra l’altro alle centinaia di russi che hanno deposto fiori in omaggio a Navalny davanti alla Lubyanka, l’ex sede del Kgb sovietico e ora dei servizi d’intelligence Fsb.

“Oggi piangiamo la morte di Alexei Navalny e di altre vittime della repressione politica in Russia”, ha scritto l’ambasciata sul suo account Telegram. Ieri sera anche l’ambasciatore britannico aveva deposto fiori sullo stesso luogo in memoria dell’oppositore scomparso. Sono circa 400 invece – secondo la ong Ovd-Info, che si occupa dell’assistenza legale ai detenuti – i cittadini fermati durante manifestazioni di cordoglio svoltesi negli ultimi tre giorni in oltre 30 città russe. Di questi, circa 130 sono già stati rilasciati senza essere incriminati.

Anche ieri, secondo quanto ha constatato l’Ansa sul posto, molti moscoviti si sono messi in fila per lasciare omaggi floreali ai piedi del Muro del Dolore, un monumento dedicato alle vittime della repressione sovietica. La polizia si è limitata a transennare la piazza per regolare l’accesso, controllando borse e zaini di chi voleva avvicinarsi al monumento.

Durante il concerto degli U2 a Las Vegas, Bono ha reso omaggio a Navalny, invitando il pubblico dello Sphere, l’avveniristica arena dove la band si esibisce in una lunga serie di concerti, a dire ad alta voce il nome dell’oppositore russo, “perché Putin non lo avrebbe mai detto”.

Il cantante ha parlato di Navalny e degli ucraini in lotta per la libertà durante la sua esibizione a Las Vegas, postando un video su X.

“La prossima settimana segnerà due anni da quando Putin ha invaso l’Ucraina – ha detto – Per queste persone, la libertà non è solo una parola in una canzone, per queste persone è la parola più importante del mondo; così importante che gli ucraini combattono e muoiono per essa. Così importante che Alexei Navalny ha deciso di rinunciarvi”.

Poi ha aggiunto: “Putin non avrebbe mai detto il suo nome. Quindi ho pensato che stasera, come persone che credono nella libertà, dobbiamo dire il suo nome. Non limitarci a ricordarlo, ma dire: Alexei Navalny, Alexei Navalny”.