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Nutrizione, il grido d’allarme delle Nazioni Unite: 800 milioni di persone senza cibo sufficiente

L’ultimo Rapporto sulla sicurezza alimentare e la nutrizione nel mondo, redatto dalle Nazioni Unite, è allarmante.
Si stima che nei primi 6 mesi del 2021 siano vissuti senza cibo sufficiente oltre 800 milioni di persone.

Pubblicato il 3 Agosto, 2021

L’opinione di Enzo Guarnera

L’ultimo Rapporto sulla sicurezza alimentare e la nutrizione nel mondo, redatto dalle Nazioni Unite, è allarmante.
Si stima che nei primi 6 mesi del 2021 siano vissuti senza cibo sufficiente oltre 800 milioni di persone.
Tale numero è il risultato di un aumento del 30%, durante la pandemia, di coloro che non possono permettersi un pasto nutriente.
In parallelo vi è stato un aumento del prezzo dei generi alimentari e una perdita di occupazione.

Sia nei Paesi ritenuti ricchi che in quelli poveri è cresciuto di 100 milioni il numero di persone del tutto indigenti e denutriti.
Infine, 300 milioni di bambini hanno perso il pranzo scolastico.
Tutto ciò è frutto del caso, della sfortuna, oppure è la conseguenza di un modello di sviluppo errato, di un sistema economico fondato sul profitto e sull’accumulazione, senza limiti, di pochi?

Questi ultimi, infatti, vivono in un mondo parallelo.
Sono in perenne contesa tra loro, in una gara a chi diventa più ricco e può narcisisticamente esibire tale condizione.
Ultimo esempio è la corsa allo spazio che coinvolge gli uomini più ricchi del pianeta. Richard Branson, anticipando gli altri, ha inaugurato l’era del turismo spaziale. A seguire Jeff Bezos ed Elon Musk, entrambi con un patrimonio che supera i 200 miliardi di dollari.
Ha significato questa ostentazione, questo capitalismo sempre più mostruoso, mentre le disuguaglianze sociali sono in crescita ovunque e le risorse naturali sempre più esigue?

Quanti, tra i governanti di ogni latitudine, si pongono tali interrogativi?
È come se gli eventi dominassero le coscienze, e non ci si accorge della generale perdita di “senso”.
Forse l’umanità sta entrando progressivamente in un sorta di “buco nero” dal quale non sarà facile venire fuori.

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