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“Operazione Lampetra”: 19 arresti tra Calabria e Messina per associazione mafiosa e traffico di droga

Pubblicato il 15 Luglio, 2021

Questa mattina, alle prime luci dell’alba, a Scilla, Sinopoli, Sant’Eufemia d’Aspromonte e nelle Province di Messina, Milano, Roma e Terni, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, nell’ambito dell’operazione denominata “Lampetra”, hanno dato esecuzione ad una misura cautelare personale nei confronti di 19 persone (15 carcerarie e 4 domiciliari), ritenute responsabili – in particolare – di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata alla produzione e al traffico di stupefacenti, detenzione illegale di armi e tentato omicidio.

Il provvedimento costituisce esito di una complessa attività investigativa condotta dal Reparto Operativo del Comando Provinciale di Reggio Calabria con il concorso della Compagnia di Villa San Giovanni avviata nel 2019 e conclusasi nei primi mesi del 2021, diretta dai Sostituti Procuratori DDA Walter Ignazitto e Paola D’Ambrosio, che ha consentito di acclarare la radicata e attuale operatività della cosca Nasone – Gaietti, che, per come già affermatosi all’esito di plurimi procedimenti penali istruiti nel corso degli anni nel distretto giudiziario reggino, nonché per quanto delineatosi nelle presenti investigazioni, risulta essere una struttura mafiosa pienamente organica alla ‘ndrangheta unitaria ed operante nel territorio di Scilla e nelle aree limitrofe.

Le indagini, basate su intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, hanno svelato l’operatività del clan nel narcotraffico, che aveva un’autonoma capacità produttiva per marjuana e consolidati canali di approvvigionamento per la cocaina nelle aree urbane di Scilla, Bagnara e Villa San Giovanni. La cosca aveva anche disponibilità di armi, tra le quali spicca un kalashnikov di fabbricazione russa, per commettere gravi delitti sul territorio. In particolare,  vengono citati un agguato ai danni di un ignaro cittadino, organizzato al solo fine di dimostrare l’egemonia criminale della cosca sul territorio, e la cacciata dalla Calabria di un pusher, colpevole di avere ritardato il pagamento della droga.

L’inchiesta fa venire fuori l’obiettivo del clan di controllare alcuni settori dell’economia di Scilla: basti pensare all’interesse dimostrato per le assegnazioni delle concessioni degli stabilimenti balneari. Tutte fasi criminali controllate dalla figura di Angelo Carina, considerato al vertice dell’organizzazione. Per i carabinieri Carina è punto di riferimento per il nipote Carmelo Cimarosa (affiliato al sodalizio e responsabile dell’approvvigionamento e della distribuzione dei quantitativi di stupefacente destinati allo spaccio al dettaglio), con cui era in costante contatto. Sullo spaccio della droga Carina partecipava alla spartizione dei relativi guadagni. Cimarosa, così come i più giovani affiliati, si rivolgevano a Carina per ricevere indicazioni operative ed ottenere l’autorizzazione al compimento di azioni criminali rilevanti.

Ad esito dell’attività di esecuzione 14, dei 19 arrestati, sono stati destinatari della misura cautelare in carcere e associati presso le Case Circondariali di Reggio Calabria, Messina, Catania, Salerno e Milano, e 5 presso i rispettivi domicili, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

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