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Orietta Casolin, 870 km in bici da Portogruaro a Roma

Pubblicato il 12 Novembre, 2021

Violenza sulle donne, presentato il progetto ‘Una corsa per un’amica’

12.11.2021 – Un lungo itinerario in bici attraverso la Penisola per spronare le donne vittime di violenza a chiedere aiuto, senza temporeggiare. Ad affrontarlo sarà Orietta Casolin, ciclista amatoriale di Portogruaro, che con la sua impresa vuole dare il proprio contributo alla battaglia contro la violenza sulle donne. Il progetto denominato ‘Una corsa per un’amica’, è stato presentato stamani nella sede di Confindustria Venezia alla presenza della presidente del Consiglio Comunale Ermelinda Damiano, in rappresentanza dell’Amministrazione. Il progetto, organizzato in collaborazione con Confindustria Venezia Rovigo, è supportato dal Comune di Venezia.

L’itinerario ciclistico, oltre 870 km in bici da Portogruaro a Roma, sarà percorso da Orietta Casolin dal 14 al 25 novembre. La ciclista 56enne, dividerà il suo viaggio in 10 tappe (Venezia, Ferrara, Ravenna, Cesena, Pesaro, Porto Recanati, Ascoli Piceno, L’Aquila, Arsoli, Roma), con una serie di soste intermedie, anche in località che sono state scenari di femminicidi. In occasione delle soste farà visita ai centri antiviolenza del territorio per portare il proprio messaggio di sensibilizzazione. Confindustria Venezia Rovigo ha voluto sostenere l’iniziativa mettendo a disposizione della sportiva un camper, utile come supporto logistico. Il mezzo la seguirà per tutto il tragitto, come ha spiegato nel corso della presentazione il suo presidente Vincenzo Marinese. Il progetto è stato accolto con soddisfazione anche da Massimo Zanon, presidente della Camera di Commercio Venezia Rovigo, che ha ricordato il dovere delle imprese di agevolare la conciliazione vita-lavoro.

Un’impresa sportiva al femminile che Orietta Casolin affronterà con coraggio: “L’impennata di femminicidi durante il lockdown mi ha spinta ad agire per sensibilizzare le amiche e tutte le donne che hanno paura di chiedere aiuto. Voglio invitarle a rivolgersi alle autorità e ai centri antiviolenza. E’ una sfida da intraprendere con forza. Io affronterò gli Appennini, le vittime di violenza invece devono trovare le energie per andare avanti nella vita. Sarò lieta se altri vorranno affiancarsi a me nella corsa per diffondere insieme il messaggio”.

La partenza è prevista il 14 novembre da Portogruaro. La prima tappa è Venezia. Casolin incontrerà alle 14 nella sede del Comune in via Palazzo a Mestre la presidente del Consiglio Comunale Ermelinda Damiano, la quale ha espresso entusiasmo per l’iniziativa: “Orietta vuole portare un messaggio universale da Nord a Sud. In Comune le abbiamo dato la nostra disponibilità a collaborare al suo progetto meraviglioso dal forte valore simbolico. Ogni novembre il Comune è attivo rispetto al tema della violenza sulle donne. Un impegno che dura tutto l’anno. Gli uomini devono far sentire maggiormente la propria voce su questo tema. Il primo doveroso ringraziamento va a Confindustria che ha preso a cuore questa causa di Orietta, la quale porterà il suo messaggio per tutte coloro che hanno subito e subiscono violenze e coloro che non ce l’hanno fatta”.

La presidente si è poi soffermata sul Centro antiviolenza cittadino: “A Venezia abbiamo il primo Centro pubblico di questo tipo in Italia. Un centro dotato di case rifugio e con una grande rete sul territorio con Forze dell’Ordine, professionisti e varie operatrici che accompagnano donne e figli minori nei percorsi di uscita dalla violenza. La sua è un’attività incessante, che si è intensificata con la pandemia perché purtroppo ha acuito questa piaga sociale tra le mura domestiche. Il Centro antiviolenza ha sede a Mestre e da poco abbiamo aperto nuovi sportelli a Venezia centro storico e al Lido. Vogliamo far capire alle vittime di violenza che non sono sole. Le istituzioni e i servizi ci sono. Devono denunciare (i dati parlano di un femminicidio ogni tre giorni) e arrivare al nostro Centro consapevoli di ottenere un aiuto. La violenza è un fenomeno sociale ma anche culturale, perciò andiamo nelle scuole, tra i ragazzi. L’educazione al rispetto verso l’altro deve partire dai banchi scolastici”.

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