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Ponte sullo Stretto

Ancora ostacoli sul Ponte sullo Stretto: “É troppo basso, navi e container non ci passano”

Pubblicato il 3 Maggio 2024

Continua ad infuriare il dibattito sul Ponte sullo Stretto: da un lato c’è chi come Salvini è un forte sostenitore di questa mastodontica opera di ingegneria civile e da un altro lato ci sono forti oppositori, come Giuseppe Conte che non la ritiene una priorità per l’Italia.

In ogni caso le problematiche non mancano e si affollano i dubbi su un’opera che, per quanto ambiziosa, presenta molte spine e criticità apparentemente difficili da superare.

“Il ponte è troppo basso per le navi da crociera”

Nuovi dubbi sono stati mossi da Luigi Merlo, presidente di Federlogistica, secondo il quale il ponte sarebbe troppo basso per far passare navi da crociera e container. Si tratterebbe in sostanza di un problema di “manovrabilità”, poiché è un’opera “a campata unica” con una “struttura curvilinea”.

Il ponte raggiungerebbe quindi un’altezza di 65 metri, ma solo nella parte più alta, mentre verso le altre due sponde il cosiddetto “franco navigabile” si ridurrebbe notevolmente. Sempre Merlo, nella sua intervista a Repubblica, ha spiegato che le navi da crociera non sarebbero in grado di passare sotto al ponte, almeno così come è strutturato.

Il problema dei portacontainer

Parole condivise anche da Domenico Gattuso, docente universitario e membro del comitato tecnico che ha scritto oltre 500 pagine di osservazioni critiche sull’opera. Come ha osservato Gattuso il ponte dovrebbe essere di 65 metri, ma il progetto sembra che fa riferimento solo al piano viario. Non sarebbe quindi stata considerata la struttura dell’impalcato, che dovrebbe essere di circa 10 metri riducendo di fatto il “franco navigabile” a 55 metri.

Secondo l’esperto tra l’11 e il 17% delle portacontainer che circolano attualmente non sarebbero in grado di passare sotto al ponte. Le compagnie potrebbero in teoria optare per altri scali, ma questo significherebbe decretare il “de profundis” dello scalo di Gioia Tauro, che inevitabilmente sarebbe costretto a chiudere.

“Ipotizzando un valore di un container pari a circa 5 mila euro – si legge nel comunicato – la riduzione del 17% annuo porta a stimare un danno annuo di 2,5 miliardi di euro”.