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Patriarcato di Venezia, nuova nota pastorale sulla cura spirituale del lutto e delle esequie

Pubblicato il 9 Dicembre, 2021

“Non temere, soltanto abbi fede”

9.12.2021 – Questo pomeriggio, presso il centro pastorale “Cardinale Urbani” di Zelarino, il Patriarca Francesco Moraglia e il Vicario per il Coordinamento della Pastorale mons. Daniele Memo presenteranno la Nota pastorale sulla celebrazione delle esequie. Si rinnova così la cura spirituale del lutto e delle esequie, in un tempo in cui sta emergendo ancor più delicatamente il confronto con la morte.

Si tratta del frutto del lavoro che il Coordinamento della pastorale ha raccolto dopo un ampio confronto, maturato nel Consiglio Presbiterale e nel dialogo con i Vicari foranei. La Nota pastorale “Non temere, soltanto abbi fede” (Mc 5,36) illustrerà non solo gli approcci pastorali, ma anche le indicazioni e le disposizioni che si dovranno seguire nell’accompagnare il lutto e nella celebrazione delle esequie.

La Nota nasce da un confronto che si è portato avanti per quasi due anni all’interno del Consiglio Presbiterale, coinvolgendo i Vicari e Provicari foranei: è dunque uno strumento nato da un cammino di condivisione reale con la vita dei presbiteri e delle parrocchie, che viene offerto alla Diocesi per vivere e gestire la celebrazione delle esequie, pur nelle differenze e particolarità legate ai territori e alle consuetudini della Chiesa locale veneziana.

L’esigenza principale espressa dalla Nota, e che è richiamata dalla prefazione del Patriarca, è che la comunità credente possa annunciare il Vangelo della Pasqua di Gesù a chi vive il momento del lutto e si pone di conseguenza di fronte alle grandi domande che emergono di fronte alla realtà della morte.

In tal senso, nella prefazione al documento, scrive il Patriarca Francesco: «La celebrazione delle esequie diventa così momento privilegiato di annuncio della fede in quella vita eterna che già ci appartiene ed inizia fin d’ora perché pervade e tocca i vivi nello scorrere della loro esistenza quotidiana. I defunti vengono affidati alla misericordia del Padre nella speranza cristiana, che è certezza delle cose che non si vedono. Questa Nota, come detto, è atto di condivisione e segno di attenzione per quanti vivono l’esperienza del lutto, fratelli e sorelle a cui la Chiesa che è in Venezia desidera accostarsi con tenerezza, in spirito di ascolto, fraternità e fede, consapevole di avere per tutti la Parola che salva. È, in sintesi, la parola di Gesù presente nel Vangelo e ripresa dal titolo: “Non temere, soltanto abbi fede” (Mc 5,35)».

Ci sono poi tante richieste e situazioni particolari che si presentano in queste circostanze e che chiedono di essere gestite, nel dialogo con i familiari, a partire da un sentire ecclesiale condiviso. Infine l’importanza che le comunità e i parroci in particolare siano i primi interlocutori delle famiglie, anche per quanto concerne la preparazione della celebrazione.

Le comunità cristiane sono chiamate ad essere il soggetto ecclesiale che si rende visibile nella celebrazione delle esequie, che annuncia e professa la fede in Gesù morto e risorto e nella vita eterna e nella resurrezione dei morti come frutto della Pasqua. Questo significa formare alcuni fedeli a ministerialità che affianchino i presbiteri nell’accompagnare i familiari e nella gestione dei momenti rituali.

Le Imprese di Onoranze Funebri costituiscono un insieme di soggetti che interagiscono in modo significativo sia con le famiglie che con i parroci. La Nota, in particolare, attraverso un protocollo di intesa che è allegato, punta ad un miglior rapporto e ad una fattiva collaborazione tra parrocchia/parroco e imprese interessate al fine di poter meglio servire, con delicatezza e prudenza, al bene delle famiglie e delle comunità.

IL TESTO

«NON TEMERE, SOLTANTO ABBI FEDE!»

(Mc 5,36)

LA PASTORALE DELLE ESEQUIE NEL PATRIARCATO DI VENEZIA

PREFAZIONE DEL PATRIARCA

La pubblicazione di questa Nota pastorale sulla celebrazione delle esequie nel Patriarcato di Venezia è l’esito di un cammino ecclesiale condiviso, un discernimento comunitario di cui va evidenziato il valore per l’intera diocesi. Con esso s’intende manifestare la vicinanza della comunità credente a chi fa l’esperienza del lutto ed insieme rispondere ad alcune domande che s’impongono in tali dolorose circostanze.

Il testo è l’esito di un percorso avvenuto in Consiglio Presbiterale e in quello dei Vicari Foranei alla presenza del vescovo; è, quindi, uno strumento di comunione e vicinanza ecclesiale.

La consegna dei propri cari a Dio con la celebrazione del funerale esprime la fede e il legame della comunità cristiana con il Signore risorto, vincitore della morte. Gesù ha vissuto, come i nostri defunti, l’esperienza drammatica della sofferenza e della morte e proprio la fede nella vita eterna e nella risurrezione dei morti spinge la Chiesa a prendersi cura dell’uomo nella sua interezza.

Sono il Signore Gesù e la Chiesa che presentano i defunti al Padre misericordioso, offrendo il suffragio col Sacrifico Eucaristico e attraverso i segni e le parole della fede ne onorano i corpi che, segnati dalla morte, saranno risvegliati per essere trasfigurati ad immagine del Cristo glorioso (cfr. Fil 3,21).

La celebrazione delle esequie diventa così momento privilegiato di annuncio della fede in quella vita eterna che già ci appartiene ed inizia fin d’ora perché pervade e tocca i vivi nello scorrere della loro esistenza quotidiana. I defunti vengono affidati alla misericordia del Padre nella speranza cristiana, che è certezza delle cose che non si vedono.

Questa Nota, come detto, è atto di condivisione e segno di attenzione per quanti vivono l’esperienza del lutto, fratelli e sorelle a cui la Chiesa che è in Venezia desidera accostarsi con tenerezza, in spirito di ascolto, fraternità e fede, consapevole di avere per tutti la Parola che salva. È, in sintesi, la parola di Gesù presente nel Vangelo e ripresa dal titolo: “Non temere, soltanto abbi fede” (Mc 5,35).

Sappiamo che il nostro tempo fa emergere, proprio in tali dolorose circostanze, richieste particolari ed anche inedite, talvolta problematiche, di fronte alle quali la Nota punta ad offrire linee generali, in qualche caso specifiche per le differenti zone della Diocesi, ma comunque di riferimento per tutti. Il desiderio è d’essere un utile sostegno all’opera pastorale quotidiana della Chiesa, dei presbiteri parroci innanzitutto, dei diaconi e dell’intera comunità ecclesiale chiamata a vivere e ad accompagnare tali momenti così significativi nella vita delle persone e delle famiglie.

Nel consegnare questo testo desidero sottolineare che i parroci rimangono sempre i primi soggetti a cui rivolgersi e da interpellare per la celebrazione del funerale, anche se questo dovesse avvenire nella chiesa di un cimitero o di un ospedale. Quando ciò avviene – è l’esperienza che lo attesta – i familiari e gli amici del defunto sperimentano in modo particolare la vicinanza e la carità dell’intera Chiesa. Un tale gesto vale più di molte parole e rimane a lungo inciso nel cuore di chi vive il lutto, anche di chi è o può sembrare “più lontano” dalla vita della Chiesa. Ma nessuno dei nostri fratelli e sorelle deve essere considerato “lontano”.

Poiché, come evidenzia il Rito delle Esequie (n. 1, p. 17), “la liturgia cristiana dei funerali è celebrazione del mistero pasquale di Cristo Signore” e “la Chiesa offre per i defunti il Sacrificio eucaristico, memoriale della Pasqua di Cristo”, la forma ordinaria dei funerali è la celebrazione eucaristica – fonte e culmine della vita cristiana e dell’azione della Chiesa (cfr. Sacrosanctum Concilium, n. 10) – che, perciò, è da preferire a tutte le altre forme, pur opportunamente previste dal Rituale per talune peculiari circostanze.

Nella celebrazione eucaristica, ascoltando la Parola e condividendo il pane eucaristico, la comunità e i singoli fedeli potranno vivere, in pienezza, l’incontro col Signore Gesù, il Crocifisso Risorto, e proclamare la fede in Colui che è “la salvezza del mondo, la vita senza fine e la risurrezione dei morti” (dalla Liturgia, Prefazio per i defunti III).

La Madonna della Salute, Consolatrice degli afflitti e porta del cielo, sostenga e purifichi la nostra preghiera.

 Francesco Moraglia, patriarca di Venezia

NOTA PASTORALE

Nella presentazione al Nuovo Rito delle Esequie, il cui uso liturgico è entrato ufficialmente in vigore in Italia il 2 novembre 2012, si richiama all’ ”esigenza pastorale” della comunità cristiana “di annunciare il Vangelo della risurrezione di Cristo in un contesto culturale ed ecclesiale caratterizzato da significativi mutamenti” (cfr. Rito delle Esequie, n. 2, p. 12).

L’esigenza dell’annuncio ha da fare i conti con il fatto che oggi innanzi ai pastori sono poste situazioni nuove e richieste particolari che spesso prescindono dalla fede cristiana e quindi dal significato delle esequie. Allo stesso tempo, di fronte alla morte dei propri cari si manifesta il bisogno, benché non sempre esplicitato, di essere accompagnati nell’affrontare l’esperienza del lutto. Da qui emerge l’importanza di saper incontrare le persone, ascoltarle e orientarle a partecipare alla preghiera della Chiesa, aprendosi alla parola che salva. Per tale motivo il titolo della nota si rifà alle parole che Gesù rivolge a Giàiro, allorché costui riceve la notizia che sua figlia è morta: «Non temere, soltanto abbi fede» (Mc 5,35).

Scopo della presente nota è di sostenere il ministero dei presbiteri e di consolidare la partecipazione delle comunità cristiane nel porsi accanto a coloro che vivono l’esperienza del lutto e nel preparare la celebrazione liturgica delle esequie.

Nella prima parte vengono presentate le indicazioni pastorali e liturgiche generali, mentre nella seconda parte si pone particolare attenzione ai contesti e alle consuetudini pastorali delle diverse zone.

Occorre entrare nella prospettiva di rendere sempre più presente e partecipe la comunità cristiana, suscitando anche nuove ministerialità, laddove il carico pastorale grava solo sui presbiteri e diaconi.

  1. INDICAZIONI GENERALI

Le indicazioni pastorali che seguono vanno lette e comprese a partire dalla presentazione e dalle Premesse Generali del Rito delle Esequie.

“La liturgia cristiana dei funerali è una celebrazione del mistero pasquale di Cristo Signore.

Nelle esequie, la Chiesa prega che i suoi figli, incorporati per il Battesimo a Cristo morto e risorto, passino con lui dalla morte alla vita e, debitamente purificati nell’anima, vengano accolti con i santi e gli eletti nel cielo, mentre il corpo aspetta la beata speranza della venuta di Cristo e la resurrezione dei morti” (Rito delle Esequie, n.1, p. 17).

L’evento della morte, oggi, è vissuto in modi diversi dai parenti dei defunti e dalle comunità cristiane.

Accanto a situazioni che interrogano e spesso lasciano costernata una comunità, ci sono situazioni dove l’esperienza della morte passa quasi inosservata. Spesso i funerali diventano più un atto dovuto che una celebrazione con motivazioni spirituali e di fede.

Si rende perciò sempre più necessaria un’opera di evangelizzazione sulla realtà del morire che aiuti i credenti ad affrontarla alla luce della speranza cristiana.

Di conseguenza ogni presbitero, “educatore della fede e ministro del conforto cristiano” (Rito delle Esequie, n. 16, p. 23), deve sforzarsi di attuare nel modo migliore il ministero della consolazione e della speranza cristiana. Tra i suoi compiti vi è quello di “recar sollievo alla famiglia del defunto, confortarla nel dolore e, per quanto possibile, aiutarla con bontà a preparare una conveniente celebrazione delle esequie, usando delle facoltà previste nel Rito” (Cfr. Rito delle Esequie, n. 25, p. 27).

Di fronte però all’attuale situazione che vede diventare sempre più esiguo il numero di ministri ordinati, emerge l’esigenza di ripensare tempi e modi della loro presenza e di formare nuove ministerialità.

E’ importante che l’organizzazione e la preparazione della celebrazione delle esequie non trovi come unico interlocutore per la famiglia, l’impresa di onoranze funebri e che tale soggetto piuttosto trasmetta una completa informazione circa le norme della Chiesa in materia. A tale scopo viene allegato uno specifico protocollo d’intesa (Allegato 1).

Attraverso il contatto con il presbitero e la collaborazione di alcune figure ministeriali della parrocchia chi è nel lutto viene accolto e accompagnato dalla comunità cristiana.

A.1 LA CELEBRAZIONE

“La liturgia cristiana dei funerali è celebrazione del mistero pasquale di Cristo Signore… La Chiesa, offre per i defunti il Sacrificio eucaristico, memoriale della Pasqua di Cristo, e innalza preghiere e compie suffragi; e poiché tutti i fedeli sono uniti in Cristo, tutti ne risentono vantaggio: aiuto spirituale i defunti, consolazione e speranza quanti ne piangono la scomparsa” (Cfr. Rito delle Esequie, n. 1, p. 17). Pertanto i vescovi della CEI hanno inteso precisare che ” ferma restando la possibilità di svolgere le esequie nei diversi modi e luoghi previsto dal rituale, si raccomanda di conservare come normale consuetudine lo svolgimento dei funerali nella chiesa parrocchiale con la celebrazione della Messa” conferma significativamente che la forma ordinaria della celebrazione dei funerali è quella che prevede la celebrazione dell’Eucaristia, da svolgersi normalmente nella chiesa parrocchiale” (Precisazioni n. 1, p. 29). Ci possono essere delle «situazioni pastorali nelle quali è opportuno, o addirittura doveroso, tralasciare la celebrazione della Messa e ordinare il rito esequiale in forma di liturgia della Parola» (cfr. Rito delle Esequie, n. 2, p. 29). Sarà necessario aiutare a comprendere che la scelta, in determinate situazioni, di celebrare le esequie in forma di liturgia della Parola piuttosto che nella Messa non ha un significato riduttivo e quindi non costituisce una mancanza di rispetto verso la persona del defunto, né verso quella dei suoi familiari.

Quando per motivi pastorali, o per altre legittime ragioni la celebrazione delle esequie non includa la Messa, questa può essere rinviata ad un altro giorno, o momento opportuno (cfr. Rito delle Esequie, n. 6, p. 19).

Nelle esequie cristiane è la Chiesa il soggetto che celebra il commiato dai propri fedeli che concludono il pellegrinaggio terreno. Per questo è importante che il ministro ordinato, che presiede l’assemblea eucaristica in preghiera, non sia lasciato solo e pertanto “ricordino tutti gli appartenenti al popolo di Dio che nella celebrazione delle esequie ognuno ha un suo compito e un ufficio particolare da svolgere: lo hanno i genitori o i familiari, gli addetti alle onoranze funebri, la comunità cristiana e tanto più il sacerdote, educatore della fede e ministro del conforto cristiano, che presiede l’azione liturgica e celebra l’Eucaristia” (Cfr. Rito delle Esequie, n. 16, p. 23).

I “praenotanda” e le rubriche dei libri liturgici ufficiali (Messale, Lezionario, Rito delle esequie), che vanno sempre ed esclusivamente utilizzati, contengono già numerose indicazioni e prescrizioni per le esequie cristiane. Vengono qui suggerite alcune attenzioni, delle quali il celebrante presidente, i diversi ministri e tutti coloro che sono coinvolti nella preparazione della celebrazione esequiale devono sempre tener conto.

  1. Nei giorni che precedono il funerale si conservi, ove possibile, la pia usanza di recitare il Santo Rosario, o di tenere in chiesa, o in un altro luogo adatto, una veglia di preghiera per il defunto.
  1. La preghiera prima della chiusura della bara all’obitorio, oppure in casa, si svolga, laddove è possibile con la presenza del presbitero o del diacono, oppure sia guidata da un altro ministro o da un fedele laico (eventualmente anche da un familiare) debitamente preparato.
  1. La celebrazione delle esequie sia guidata, da chi presiede, con calma, delicatezza e tatto, in modo tale che i riti, le parole, i canti e le preghiere siano arricchiti dalla fede, donino speranza e conforto senza urtare la sensibilità di chi è nel dolore.
  1. Massima cura si presti alla celebrazione della Messa esequiale, sovente partecipata da un’assemblea di persone che abitualmente non frequentano la celebrazione eucaristica.

All’inizio della Messa si faccia una monizione introduttiva, per invitare alla preghiera comune: il mistero pasquale di Cristo si compia nella morte dei suoi fedeli ed essi vengano accolti nella comunione dei Santi.

Il Messale e il Lezionario propongono una buona scelta di orazioni e letture e pertanto si eviti di ricorrere ad altri testi non contenuti nei libri liturgici approvati.

  1. Le letture non siano scelte per “celebrare” il defunto o descriverne la figura. La parola di Dio infatti «proclama il mistero pasquale, dona la speranza di incontrarci ancora nel regno di Dio, ravviva la pietà verso i defunti ed esorta alla testimonianza di una vita veramente cristiana» (Rito delle Esequie, n. 11, p. 22).
  2. L’omelia sia breve, ben preparata, ed eviti la forma e i contenuti della commemorazione e dell’elogio funebre. Si ricordi che essa serve a «spezzare» la Parola della fede e a volgersi alla speranza in Cristo morto e risorto.
  1. Le intenzioni della preghiera dei fedeli, nello spirito di autentica “preghiera universale”, abbraccino tutta la realtà ecclesiale e sociale, sapendo che troppo facilmente indugiano a più riprese solo sul ricordo del defunto. Qualora siano preparate dai familiari o conoscenti, questi le presentino per tempo al sacerdote, cosicché possa eventualmente ordinarle e integrarle.
  1. Si curino i canti e siano eseguiti i più comuni che rispondano, per contenuto, alla fede professata; abbiano una melodia dignitosa e siano sostegno alla preghiera. Si eviti di escludere l’assemblea con canti di Messe da requiem, o con interventi di solisti, oggi non più adatti per l’idea teologica sottesa e per la melodia.

Qualora i familiari richiedano esecuzioni di canti o musiche particolari, ma estranei alla liturgia, siano eseguiti al di fuori della chiesa alla fine della celebrazione.

  1. Sul feretro non siano poste bandiere o simboli di riferimento politico. Per quanto riguarda i gagliardetti e i labari di associazioni, sono consentiti, ma in numero limitato, e disposti in modo che non ostacolino la visibilità dell’azione liturgica e dei luoghi in cui essa si svolge (ambone, altare, tabernacolo).
  1. Particolare attenzione si dedichi al momento dell’Ultima raccomandazione e del Commiato, da farsi dopo l’orazione dopo la comunione. È il rito dell’ultimo saluto della comunità al defunto e non un rito di purificazione.

Questo momento ha un suo sviluppo rituale preciso: monizione introduttiva, silenzio, canto di commiato, durante il quale si fanno l’aspersione e l’incensazione girando intorno alla bara.

  1. Eventuali parole di cristiano commiato nei riguardi del defunto si possono tenere prima di questo rito finale di saluto. Si può valutare opportunamente anche la possibilità di collocare interventi e messaggi prima che la celebrazione abbia inizio. In ogni caso essi non vanno pronunciati dall’ambone, ma da un altro luogo al di fuori del presbiterio. Questi i testi vanno previamente concordati con il parroco o il sacerdote celebrante e devono essere sobri e contenuti nel numero e nel tempo. In particolare si faccia attenzione alla lettura di poesie o pseudo preghiere, anche se ormai diffuse in rete, che riflettono ben poco l’autentico sentire cristiano davanti al mistero della morte.

Interventi di carattere commemorativo vengano collocati, una volta terminata la celebrazione delle esequie, sul sagrato o sul luogo della sepoltura.

  1. È importante che la celebrazione delle esequie non sia l’ultimo momento in cui le famiglie dei defunti siano accompagnate pastoralmente. Come già avviene in alcune parrocchie, è auspicabile invitare le famiglie per una Santa Messa di suffragio in occasione di alcune ricorrenze o fissando una celebrazione eucaristica settimanale per ricordare tutti i fedeli della comunità morti negli ultimi giorni.
  1. Le comunità che hanno nel loro territorio il cimitero, curino che anche in quei luoghi possano essere vissuti alcuni momenti di preghiera e di celebrazione in suffragio di tutti i defunti che vi riposano.
  1. Le comunità siano particolarmente attente nel prendersi cura delle esequie di fedeli che muoiano in situazioni di particolare povertà o indigenza economica, o che non abbiano più alcun familiare, coinvolgendo le associazioni caritative e i fedeli della parrocchia, perché questi fratelli defunti ricevano un commiato dignitoso e attivando anche l’intervento dell’istituzione pubblica in modo che il cosiddetto “funerale di povertà” non si risolva nella mera sepoltura (Allegato 2)

A.2 LE ESEQUIE IN CASO DI CREMAZIONE

  1. Occorre far conoscere ai fedeli che «la Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti. La Chiesa permette la cremazione se tale scelta non mette in dubbio la fede nella risurrezione (Cfr. CIC, can. 1176 § 3; CCC n. 2301)» (Rito delle Esequie, n. 167, p. 207).
  2. Si ricordi che nel caso in cui il defunto avesse notoriamente disposto la cremazione e la dispersione delle proprie ceneri per ragioni contrarie alla fede cristiana, si devono negare le esequie, a norma del diritto (Istruzione “Ad resurgendum cum Christo”, n. 8; CIC, can. 1184). e che questo comporta anche l’impossibilità per il futuro di celebrazioni liturgiche di suffragio per lo stesso defunto (cfr. CIC, can. 1185).
  3. Una volta celebrate le esequie, la Chiesa ritiene che le ceneri dei defunti vadano deposte nella tomba e vieta espressamente che vengano conservate nell’abitazione domestica, disperse o convertite in oggetti ((Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione “Ad resurgendum cum Christo”, 15 agosto 2016, 6 – 8).
  4. Tale indicazione generale riguarda sia chi esprime le proprie ultime volontà, sia i familiari che le recepiscono e sono tenuti ad eseguirle. Pertanto si dimostra fondamentale l’incontro con le persone e il dialogo con loro, cercando di mettere in luce le buone ragioni della proposta cristiana e vagliando eventuali motivi di contrarietà.
  5. Per quanto riguarda la possibilità, prevista in via eccezionale o per ragioni di necessità, di fare il rito esequiale dopo la cremazione, si faccia riferimento a quanto indicato dai nn. 180-185 del Rituale (Rito delle Esequie, pp. 231-232).
  1. INDICAZIONI PARTICOLARI PER ALCUNI VICARIATI

Nel territorio del Patriarcato la cura pastorale si realizza in contesti sociali e urbanistici spiccatamente diversi. Di conseguenza, mentre in alcuni vicariati è possibile proseguire nella prassi tradizionale, in altri si rende necessario fare delle innovazioni, coerenti con quanto previsto nel Rito delle esequie, promuovendo il reciproco aiuto tra presbiteri e operando in spirito di comunione, così da dare al popolo di Dio una testimonianza di unità nella cura pastorale. Pertanto vengono date le seguenti indicazioni particolari.

B.1 PER VENEZIA CENTRO STORICO

1. Dato che la maggior parte dei funerali a Venezia Centro storico si celebrano ormai presso la chiesa dell’Ospedale civile o del cimitero, occorre fare in modo che la parrocchia non resti esclusa o assente, specialmente nel caso in cui la persona defunta ha avuto un legame con la propria comunità parrocchiale. Per tale ragione la famiglia e/o l’impresa di onoranze funebri avrà cura di avvisare il parroco della parrocchia di residenza o frequentata dalla persona defunta e verificare non solo dove è possibile celebrare le esequie, ma anche se lo stesso parroco potrà celebrare le esequie nella chiesa dell’Ospedale o del cimitero.

2. Qualora il parroco sia impossibilitato a celebrare, o i familiari non siano interessati, per varie ragioni, a interloquire con lui, si chiederà la disponibilità del cappellano dell’ospedale o del sacerdote incaricato per il cimitero.

3. In ogni caso il criterio prevalente è dato dal senso ecclesiale, che deve guidare il gesto delle esequie e la cura pastorale, particolarmente nell’accompagnamento dei familiari in lutto. Ne è segno ed espressione la comunicazione e il vicendevole aiuto tra i presbiteri a vario titolo coinvolti (parroci, cappellani dell’ospedale, sacerdote incaricato per il cimitero).

4. In questa medesima prospettiva si potrebbero mantenere e non trascurare anche i momenti di preghiera prima della chiusura della bara e al momento dell’inumazione, valorizzando il servizio di presbiteri ormai liberi da incarichi parrocchiali, di diaconi o di ministri laici opportunamente formati.

B.2 PER IL VICARIATO DI MESTRE

1. Nelle parrocchie del vicariato di Mestre la celebrazione delle esequie avviene in massima parte nelle chiese parrocchiali, il che comporta un crescente aggravio pastorale e liturgico per i parroci. È esigenza condivisa fare in modo che si segua una linea comune e ci si possa concentrare sull’essenziale del ministero: l’incontro con i familiari in lutto, la predicazione e la guida della preghiera.

2. La famiglia e/o l’impresa di onoranze funebri avrà cura di avvisare il parroco della parrocchia di residenza o frequentata dalla persona defunta e verificare non solo dove è possibile celebrare le esequie, ma anche se lo stesso parroco potrà celebrare le esequie nella chiesa dell’Ospedale o del cimitero.

3. Una particolare importanza va riconosciuta alla visita e/o all’incontro con i familiari in lutto, all’ascolto del loro dolore e alla preparazione della celebrazione delle esequie. L’esperienza mostra che, anche a partire da accordi di carattere organizzativo, si può aprire uno spazio fraterno di annuncio e di condivisione di fede.

4. Il carico pastorale nella situazione presente e la prospettiva per il futuro spingono a non lasciare il singolo parroco da solo, bensì a fare insieme passi di comunione anzitutto tra presbiteri. Pertanto nell’immediato il vicariato di Mestre adotta la seguente soluzione: per la preghiera prima della chiusura della bara sarà presente un presbitero o un diacono a turno ogni mattina presso l’obitorio dell’Ospedale all’Angelo e di quello del cimitero di Mestre.

5. Altrettanto importante diventa suscitare nella comunità cristiana un’attenzione pastorale concreta e sostenerla con adeguata formazione, in modo che si esprima meglio il volto di una comunità che vive e testimonia il mistero pasquale nella pastorale del lutto e nella celebrazione delle esequie. In tale prospettiva ha senso affidare la guida della preghiera nel momento dell’inumazione a laici opportunamente preparati e forniti di un apposito formulario tratto dal rito delle esequie,

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ALLEGATO 1 – PROTOCOLLO D’INTESA CON LE II. OO. FF.

Molto spesso i familiari del defunto si rivolgono alle ii. oo. ff prima ancora che al parroco, il quale viene poi informato dall’agenzia stessa che ha preso in carico la pratica. Si comprende l’urgenza di concordare giorno e ora in modo che siano rispettate le esigenze di tutti e tuttavia occorre che il servizio delle ii. oo. ff. comprenda i seguenti aspetti:

1. Talvolta – più frequentemente in terraferma – nella parrocchia ove vanno celebrate le esequie è già stato fissato un altro funerale nello stesso giorno, per il quale viene presentata richiesta. Oltre a questa evenienza va considerato il fatto che ad un numero crescente di parroci viene affidata la cura pastorale di più comunità parrocchiali. Occorre quindi che le ii.oo.ff tengano conto di tali situazioni e collaborino nel sensibilizzare i familiari, per concordare una data e un’ora compatibili. Inoltre abbiano cura di fornire il contatto del parroco ai familiari, specie se costoro non risiedono nel territorio del Patriarcato, in modo che sia garantita la possibilità di un incontro prima della celebrazione delle esequie.

2. Nel dare le informazioni ai parenti le ii. oo. ff. mettono a conoscenza i familiari su quali siano le norme della Chiesa riguardanti le esequie e specialmente per quanto riguarda la conservazione delle ceneri. A tale scopo il Patriarcato fornisce le corrette informazioni mediante una scheda riassuntiva.

3. Si ricorda che per effettuare le riprese in diretta delle esequie è necessario avere l’autorizzazione del parroco. In ogni caso occorre tener presente che la parrocchia stessa è tenuta al rispetto della normativa in materia di privacy all’interno del luogo di culto.

4. Circa la prassi, ormai diffusa, di raccogliere fuori della porta della chiesa firme e anche offerte da coloro che partecipano alla celebrazione delle esequie si ricordi che, tanto la decisione di raccogliere le offerte, dentro o fuori della chiesa, quanto la destinazione di esse, è unicamente di competenza della parrocchia, che ne può disporre o per le proprie necessità, o per opere caritative.

ALLEGATO 2 – SCHEDA RIASSUNTIVA CIRCA LA CREMAZIONE

E LA CONSERVAZIONE DELLE CENERI

  1. La Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti. La Chiesa permette la cremazione se tale scelta non mette in dubbio la fede nella risurrezione.
  1. Nel caso in cui il defunto avesse notoriamente disposto la cremazione e la dispersione delle proprie ceneri per ragioni contrarie alla fede cristiana, si devono negare le esequie ecclesiastiche. Questo comporta anche l’impossibilità per il futuro di celebrazioni liturgiche di suffragio per lo stesso defunto.
  1. Una volta celebrate le esequie, la Chiesa ritiene che le ceneri dei defunti vadano deposte in luogo adatto del cimitero (tomba, loculo…) e vieta espressamente che vengano conservate nell’abitazione domestica, disperse o convertite in oggetti. Anche questo tipo di scelta può comportare la negazione delle esequie ecclesiastiche.
  1. Tali indicazioni riguardano sia chi esprime le proprie ultime volontà, sia i familiari che le recepiscono e devono eseguirle.
  1. La celebrazione delle esequie deve normalmente precedere la cremazione. In casi eccezionali (come la traslazione del defunto da paesi esteri, o motivi gravi di igiene pubblica) è consentito il rito esequiale dopo la cremazione. Qualora si presentino circostanze tali da ipotizzare la cremazione prima della celebrazione esequiale, ci si deve rivolgere all’Ordinario Diocesano, il quale, dopo un’attenta valutazione della questione, rilascerà o meno l’autorizzazione alle esequie.

ALLEGATO 3 – NOTA SUI FUNERALI DI POVERTA’

  1. Sono in aumento i decessi di persone rimaste a lungo sole e talvolta senza fissa dimora, spesso seguite dai servizi sociali. Non di rado gli uffici preposti o gli amministratori di sostegno faticano a rintracciare i parenti, i quali non esistono proprio o non si fanno avanti, poiché sono chiamati ad assumersi le spese del funerale. Il cosiddetto «funerale di povertà», al quale provvedono le amministrazioni comunali, una volta esaurito il tempo di ricerca dei parenti, in pratica si risolve nella semplice sepoltura in campo comune. Spesso questo avviene senza che nessuno lo sappia: né la comunità cristiana e i suoi volontari, né i conoscenti o i vicini di casa.
  2. Dinanzi a tale forma pratica di «cultura dello scarto» occorre stabilire intese locali con gli uffici preposti (ad esempio la polizia mortuaria), in modo che anche al più solo, per scelta o per esclusione, sia dedicata un’attenzione fraterna e la preghiera di suffragio della comunità cristiana.

ALLEGATO 4 – SULLA CURA PASTORALE DEI CIMITERI

La semplice mappatura geografica dei cimiteri mostra che nel territorio del Patriarcato ai tre grandi cimiteri cittadini (San Michele in Isola, cimiteri di Mestre e di Marghera) fanno corona cimiteri per zone via via più piccole (municipalità, singoli comuni o frazioni). Trattandosi di luoghi di preghiera visitati da molte persone, occorre che la cura pastorale delle nostre comunità non venga meno e si proponga secondo modalità diverse e proporzionate al contesto locale.

1. I cimiteri cittadini, seppure dotati di una cappellania, rientrano comunque nell’ambito pastorale dei rispettivi vicariati in cui sono situati. Il rettore della cappellania è chiamato a partecipare alla vita del vicariato e a condividere ciò, che riguarda il suo ministero in una linea comune. Lo stesso criterio generale si applica a tutti gli altri cimiteri situati nelle municipalità, nei singoli comuni e/o frazioni.

2. In tale impostazione la mappatura pastorale dei cimiteri per singoli vicariati è la seguente:

Venezia: vicariati di San Marco e Salute

Lido e Malamocco: collaborazione pastorale del Lido

Murano, Burano (Mazzorbo) e sant’Erasmo: le rispettive parrocchie

Mestre: vicariato di Mestre

Chirignago, Trivignano e Zelarino: le rispettive parrocchie

Marghera: vicariato di Marghera

Favaro, Campalto, Dese, Quarto d’Altino e Portegrandi: le rispettive parrocchie del vicariato di Favaro-Altino

Mira, Oriago, Gambarare, Marano, Malcontenta: le rispettive parrocchie del vicariato di Gambarare

Caorle e Ca’ Corniani: le rispettive parrocchie del vicariato di Caorle

  • Eraclea e Torre di Fine: le rispettive parrocchie del vicariato di Eraclea
  • Vicariato di Jesolo – Cavallino Treporti:
    • Jesolo: le collaborazioni pastorali di Jesolo
    • Treporti e Cavallino: le rispettive parrocchie

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