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Pedopornografia online, smantellata rete online: denunce anche nel Reggino

Pubblicato il 22 Settembre, 2021

Lotta alla pedopornografia online: la Polizia di Stato arresta 13 persone. Ventuno le denunce a piede libero. Contestati i reati di divulgazione, cessione e detenzione di materiale pedopornografico. Le indagini, durate più di un anno e mezzo, sono state condotte sotto la direzione della Procura della Repubblica di Palermo dal Compartimento di Polizia Postale e delle Comunicazioni per la Sicilia Occidentale con il coordinamento del Servizio Centrale, presso il Centro nazionale per il Contrasto della pedopornografia on-line.

Ricostruita la rete di rapporti, tra cittadini italiani e stranieri, che detenevano e scambiavano su Internet, foto e video ritraenti atti sessuali tra adulti e minori, violenze sessuali subite da bambini, e talvolta anche contenuti pedopornografici realizzati in danno di neonati. In totale si è proceduto al sequestro di più di 250 mila file. L’operazione, sotto la direzione di Palermo, è stata condotta con il supporto degli Uffici di Specialità di Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Milano, Napoli, Pescara, Reggio Calabria, Roma, Torino, Trento.

L’indagine ha preso le mosse dall’attività di monitoraggio svolta da tutti i Compartimenti sul territorio tanto sui canali di file sharing, quanto su piattaforme di chat e nel Dark Web, luoghi virtuali dove è necessario imbastire vere e proprie attività sotto copertura finalizzate all’accreditamento e identificazione dei responsabili.

Proprio su queste basi, nell’ottobre 2019, la procura della Repubblica di Palermo ha autorizzato attività sotto copertura ai sensi della normativa specialistica di contrasto, che prevede il coordinamento nazionale del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni. Gli operatori, introdottisi nei canali specifici di interscambio del materiale illecito, considerati dagli indagati affidabili in ragione dell’anonimato garantito, sono riusciti a individuare le utenze mediante cui avvenivano le connessioni monitorate, risalendo a residenti in 13 diverse regioni italiane.

Il meticoloso lavoro sotto copertura, insieme ai serrati accertamenti informatici e di quelli più tradizionali di sopralluogo, pedinamento e osservazione, ha consentito di sottoporre al vaglio dell’autorità giudiziaria la posizione della rete di persone, da cui è scaturita l’emissione di decreti di perquisizione locale e informatica su tutto il territorio nazionale. Fitte le attività di controllo in rete dei momenti di accesso degli indagati ai canali di scambio; presso le abitazioni degli indagati sono stati sequestrati dagli investigatori della Postale numerosissimi dispositivi informatici, utilizzati anche per la conservazione dei file conservati, talvolta nascosti in contenitori di uso comune, come provette e confezioni per farmaci.

Tutti i supporti sono stati oggetto di verifica informatica effettuata sul posto, grazie alla quale in 13 casi è stata accertata la detenzione di ingente quantità di file pedopornografici, facendo scattare l’arresto in flagranza di reato. In altri 21 casi gli indagati sono stati denunciati a piede libero a vario titolo, per reati legati alla pornografia minorile.     

Gli investigatori sottolineano la “assoluta varietà dei profili e delle età dei soggetti coinvolti, dal lavoratore autonomo al lavoratore dipendente, da chi possiede un titolo di studio di base al laureato”, a riprova della “diffusione trasversale del fenomeno, che impegna quotidianamente la Specialità nell’incessante attività di prevenzione e contrasto”. Sono ancora in corso accertamenti anche a livello internazionale dei dati raccolti, così come è tuttora in corso l’analisi delle immagini e dei frame del materiale sequestrato, “nel tentativo di dare un nome alle piccole vittime di abusi, per consentirne la messa in sicurezza e l’avvio di idonei percorsi di recupero”.

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