Pubblicato il 13 Aprile, 2022
Pietro Iemmello parla per la prima volta dopo quanto accaduto nel corso di Foggia-Catanzaro. Il duro sfogo della moglie e la paura della figlia. Ai microfoni della Gazzetta dello Sport, l’attaccante calabrese, ha raccontato le emozioni contrastanti del match vinto 2-6 contro la sua ex squadra.
Mi hanno detto che i tifosi erano risentiti con me perchè ho preso la palla da calciare al momento del calcio di rigore. Mi aspettavo cori e striscioni? No. Galano del Bari è stato trattato allo stesso modo. Fanno sempre così con gli ex della retrocessione. Quando c’è il mio nome divento il capro espiatorio. Non sono mai sceso a compromessi, il motivo è solo questo. Anche a Perugia: ho fatto 19 gol, siamo retrocessi e se la sono presa soltanto con me.
Mia moglie si è spaventata e con lei mia figlia. Questa è una pagina che nei loro occhi resterà tutta la vita. Devo ringraziare i compagni per come mi sono stati vicini, in campo e fuori. Dopo il primo gol avevamo pareggiato e volevo riprendere in fretta il gioco, dopo il secondo sul 4-1 non era il caso di esultare. Negli ultimi 30 anni a Foggia nessuno ha segnato quanto me. Non ho alcun rimorso. Quella di Foggia è una gran tifoseria, ma con tanti difetti. Una tifoseria croce e delizia, molto passionale che però a volte scade in questi episodi vergognosi. Chi è entrato in campo è stato un caso isolato, credo, figlio del degrado e della maleducazione che in città ci sono ancora. Quando mi bruciarono la macchina nel 2019? Eravamo contestati per la retrocessione, non capitò solo a me. Eppure sul campo ci eravamo salvati: siamo retrocessi solo per una penalizzazione causata da dirigenti che oggi se ne stanno comodi in poltrona.
A Foggia ci tornerò certamente e non farò finta di stare male. Nel 2022 non si può vivere di queste cose, con i tifosi che devono scegliere chi deve battere un calcio di rigore.
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