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Ue, sviluppo sostenibile, Marsilio alla Commissione: "Banca progetti è priorità"

Polonia e Ungheria ai ferri corti con l’Ue. Ma il Recovery Fund partirà ugualmente

Pubblicato il 6 Dicembre, 2020

Ungheria e Polonia vogliono davvero uscire dall’Unione Europea? La questione è all’ordine del giorno, anche se pochi ci credono. Però il muro eretto da Budapest e Varsavia su Next Generation Eu e Bilancio europeo 2021-2027 – ne stanno bloccando l’approvazione, soprattutto del pacchetto di aiuti Ue per 1800 miliardi ai Paesi in difficoltà – è ancora in piedi.

Il premier ungherese Viktor Orbàn e il polacco Mateusz Morawiecki non vogliono sentire parlare di norme sullo “stato di diritto”. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, non ha ancora rotto le relazioni con i due sovranisti: “Siamo in difficoltà senza dubbio, ma siamo ancora nel mezzo del negoziato e resto ottimista”. Ma è ferreo sulla questione su cui si dibatte, cioè la richiesta dei due di vincolare i versamenti Ue ai Paesi al rispetto della legalità: “Lo Stato di diritto è una questione fondamentale al centro del progetto Ue, non può essere usato in modo arbitrario, perché la legge è il contrario dell’arbitrarietà”.

Bruxelles prepara una soluzione alternativa al doppio blocco ungherese e polacco. Il Recovery Fund partirà comunque, anche come fondo. Ovviamente Polonia e Ungheria non prenderebbero un euro. Alle due nazioni ribelli non converrebbe neanche politicamente perché il partito di Orban sarebbe verosimilmente espulso, con conseguente caduta di fiducia anche all’interno del proprio Paese, dal Ppe. Quanto potranno resistere i due Paesi?

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