Pubblicato il 10 Giugno 2024
Uno indossava la divisa dei carabinieri. L’altro imbracciava la chitarra elettrica e urlava nel microfono. Un tutore delle forze dell’ordine e un chitarrista punk adesso indossano lo stesso abito talare…
E’ la svolta esistenziale del 39enne don Michele Di Stefano e del 38enne don Giulio Vannucci
Il vescovo di Prato, Giovanni Nerbini, li ha ordinati sacerdoti.
“Il Signore non si è scelto manager o super uomini, ma persone semplici e sempre generose. Carissimi Giulio e Michele, vorremmo sempre sentire il popolo di Dio parlare di voi in questi termini: riconoscendovi non qualità superlative, ma lo zelo ed il fervore di chi anche nel poco mostra un entusiasmo contagioso, sollecitudine, slancio”, ha detto il vescovo Nerbini durante la cerimonia affollata dai numerosi familiari e amici dei due uomini che hanno deciso di rispondere a una chiamata intima, profonda, incomprensibile da chi non crede, di chi non la prova.
Di Stefano è nato a Gela. Nella cittadina in provincia di Caltanissetta ha cominciato a lavorare come cameriere e cuoco giovanissimo. Poi, a 19 anni, dopo la leva nei carabinieri, viene inviato a Bardonecchia, dove conosce don Mario Bonacchi, il prete col quale scoprirà la sua vocazione e diventerà, dopo il seminario e gli studi di teologia a Firenze, punto riferimento spirituale della parrocchia di San Pietro a Mezzana.
Vannucci fino a otto fa ha vissuto nella sua Pistoia, dove poi ha deciso di entrare a fare parte della comunità dei Ricostruttori nella preghiera di Prato, con sede a Villa del Palco.
Ha due lauree che gli hanno permesso di lavorare come docente ed educatore dove ha vissuto fino a otto anni fa, quando ha deciso di entrare a far parte della comunità dei. Prima di maturare la vocazione ha preso due lauree e ha lavorato come insegnante ed educatore, oltre a coltivare la passione per la musica più estrema come chitarrista dei Quanti, un gruppo folk punk molto attivo in zona.