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Reggio Calabria rivuole la sua Reggina: ripartire dal rispetto per una gloriosa maglia

Pubblicato il 6 Febbraio, 2022

Una storia già vista e rivista quella che nelle ultime settimane è diventata routine intorno alla Reggina. Gioco inesistente, nuovi volti e nuovo mister. Ritiro al Centro Sportivo Sant’Agata ( il secondo in pochi mesi) dopo l’ennesima sconfitta e -infine- una partita sentita contro il Crotone da preparare in una settimana.

Nessuno pochi mesi fa avrebbe potuto prospettare un’involuzione del genere. La promozione in Serie B con il gruppo degli Incredibles, i 18mila del Granillo, il binomio vincente creatosi tra Reggio Calabria e la Reggina. Tutto questo, adesso, sembra solo un lontano ricordo.

Una spasmodica e costante ricerca dei colpevoli, identificati in Toscano, poi in Aglietti e poi nuovamente in Toscano. Quanto mostrato sul campo -però- è chiaro segnale che i sopra elencati hanno evidentemente meno colpe di tutti.

Una Reggina che si è sgretolata settimana dopo settimana, sbeffeggiata dentro e fuori le mura del Granillo, una volta trincea per le più grandi corazzate del calcio italiano, oggi luogo di rilancio per chiunque.

Gli amaranto da qui a fine campionato hanno un solo compito: riuscire a mantenere una categoria che da troppo tempo mancava in riva allo Stretto. Ma la paura più grande rimane un’altra: il baratro.

La Reggio Calabria sportiva ha paura di rimpiombare in quello che è stato un limbo troppo doloroso negli ultimi anni, lontano dal calcio professionistico.

La tifoseria chiede a gran voce una risposta che sul campo non sta emergendo in alcun modo. Sia chiaro, la categoria da mantenere è la cosa principale ma le umiliazioni mostrate recentemente hanno lasciato l’amaro in bocca ai supporters amaranto che nella loro storia hanno visto altri scenari, spesso anche più umilianti ma che hanno avuto una reazione nella maggior parte dei casi.

Reazione. È quello che si chiede a gran voce da tanto, troppo tempo. In un momento così delicato dove l’unica risposta deve essere il terreno di gioco. Unico giudice capace di poter dettare sentenze.

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