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Restauri d’arte: un reportage sulle cucine del Castello di Pralormo

Pubblicato il 9 Aprile, 2021

La nuova serie di reportage televisivi che la Città Metropolitana di Torino dedica ai “Restauri d’Arte” prosegue questa settimana con il filmato dedicato alle cucine del Castello di Pralormo. Un piccolo documentario, che fa seguito a quelli già realizzati nella chiesa della Misericordia di Torino, nel complesso che a Carmagnola comprende la chiesa e il convento di Sant’Agostino, nella sede dell’Accademia di Medicina di Torino, nella chiesa di San Pietro in Vincoli di Cavoretto e nell’ex monastero di Rivalta.  I filmati vengono messi in onda dall’emittente televisiva locale GRP, sul canale 13 del digitale terrestre, il venerdì alle 19,45, il sabato alle 13,30 e la domenica alle 22,30.

Per visionare la playlist dei reportage video sinora pubblicati sul canale YouTube della Città Metropolitana di Torino e le fotogallery basta accedere alla pagina www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/riflettori_restauri_arte/

Da fortezza a raffinata residenza nobiliare: 8 secoli di storia nel Castello di Pralormo

L’origine del castello di Pralormo risale al XIII secolo, quando era una fortezza a pianta quadrata per la difesa del territorio. Sino all’inizio del XIX secolo l’edificio era circondato da un fossato e vi si accedeva attraverso un ponte levatoio e una rampa, che correva parallela alla facciata ovest, al posto dell’attuale portico d’ingresso. La storia del castello si intreccia naturalmente con quella delle famiglie che lo possedettero nel corso dei secoli: dai signori di Anterisio legati al Vescovo di Asti ai Biandrate, dai Roero di Pralormo a Giacomo Beraud, che nel 1680 giunse da Barcellonette. I sui eredi fecero costruire nel 1730 la cappella opera dell’architetto Galletti e una sopraelevazione con saloni e camere decorate con affreschi. Negli anni ‘30 del XIX secolo il conte Carlo Beraudo di Pralormo, diplomatico e Ministro degli Interni per quasi 10 anni, divenne proprietario unico del castello e ne fece trasformare gli ambienti interni in una prestigiosa dimora di rappresentanza dall’architetto Ernesto Melano, artefice della trasformazione del castello reale di Racconigi. Vennero aboliti il fossato ed il ponte levatoio, costruiti il portico d’ingresso e un grandioso scalone, venne coperto il cortile centrale, trasformato in un salone d’onore alto tre piani, sormontato da una volta e da un lucernario, con arcate e finestre neoclassiche sulle facciate interne.

Il conte Carlo chiamò a Pralormo l’architetto paesaggista tedesco Xavier Kurten, che creò il magnifico parco all’inglese. Sul finire del secolo il nipote del ministro, anch’egli di nome Carlo, nonno dell’attuale proprietario, fece edificare l’Orangerie, la grandiosa cascina e la serra in vetro e ferro opera dei Fratelli Lefebvre di Parigi. Il castello è permanentemente abitato dai proprietari, che svolgono, sotto il controllo della Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio, un costante e attento lavoro di manutenzione e restauro, reso possibile anche grazie alle iniziative come Messer Tulipano, che richiamano visitatori da tutta Europa.

La visite al castello sono possibili dal 2005, anno in cui, in vista delle Olimpiadi di Torino, Consolata Beraudo di Pralormo e il marito Filippo, ebbero l’idea di valorizzare ulteriormente un patrimonio storico, architettonico e artistico che è rimasto intatto, grazie al fatto che il maniero appartiene alla loro famiglia da oltre 400 anni. Consolata Pralormo ha deciso di proseguire proprio nelle cantine e nelle cucine lavori di restauro che in realtà, a tappe, proseguono da una cinquantina di anni. Dal 1940 le cantine e le cucine erano abbandonate ed erano diventate dei semplici magazzini. L’attrezzatura per la vinificazione, la preparazione dei pasti, il lavaggio e la stiratura della biancheria e degli indumenti era stata ordinatamente riposta cassoni e sostituita da attrezzi e apparecchi moderni. Quei materiali e quegli attrezzi sono stati amorosamente recuperati ed esposti, costruendo un percorso in cui si raccontano la cultura e la sapienza materiale attraverso quattro secoli. La visita inizia dalla cantina, con i tini in cui si faceva fermentare il mosto per produrre il vino. Si possono anche vedere i magazzini in cui sono conservati i coppi fatti a mano e le sagome degli stucchi che ornavano i saloni del castello. Nello spazio Acqua, fuoco luce sono esposti gli attrezzi e le attrezzature per il riscaldamento e l’illuminazione dei locali del castello e per l’igiene personale. Nell’anticucina sono esposti i preziosi servizi di porcellana per i pasti quotidiani e per i ricevimenti dedicati agli ospiti di riguardo. I cataloghi di vendita per corrispondenza ritrovati negli archivi del castello danno un’idea degli oggetti e delle attrezzature che i Beraudo di Pralormo ordinavano in tutta Europa. La luminosa cucina è divisa in zone, in cui lo chef e i cinque membri della brigata di cucina conservavano, lavavano, preparavano e cuocevano gli alimenti. Interessanti in particolare le pentole di rame, la ghiacciaia, gli attrezzi del maestro pasticciere e quelli per la tostatura e la preparazione del caffè. Nella stireria si possono ammirare i più diversi modelli di ferri da stiro, ma anche le livree del personale di servizio e la scrivania del maggiordomo, vero e proprio deus ex machina del castello, che controllava e dirigeva ogni dettaglio materiale della vita quotidiana dei padroni e della servitù.

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