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Risoluzione Pd all’esecutivo regionale sulle perforazioni in Adriatico: “La Regione fermi Il progetto del pozzo ‘Donata 4 Dir’ con un ricorso straordinario”

Pubblicato il 19 Luglio, 2021

Perforazioni nell’Adriatico. “Le nuove attività di perforazione al largo delle Marche e di Martinsicuro sono un’ipoteca gravosa sull’ambiente e sull’economia turistica delle nostre coste, la Regione intervenga in rappresentanza dei Comuni e delle associazioni contrarie al progetto di perforazione del pozzo ‘Donata 4 Dir’ nella concessione di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi B.C3.AS dell’Eni. Le attività mettono a rischio il nostro delicato ecosistema marino e minacciano il futuro dell’economia costiera che dobbiamo ora più che mai tutelare e rilanciare”, così i consiglieri del gruppo regionale Pd Silvio Paolucci, Dino Pepe, Antonio Blasioli e Pierpaolo Pietrucci, firmatari della risoluzione presentata per investire la Regione di iniziative in tal senso, prima fra tutte il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, invocato anche da 4 Comuni della costa teramana.

L’area di progetto è situata tra il settore Nord Adriatico e quello del Medio Adriatico, tocca anche l’Abruzzo, perché è a 27 chilometri dalla costa di Martinsicuro, oltre San Benedetto del Tronto e Porto D’Ascoli nelle Marche e prevede la perforazione, il completamento, la messa in produzione di un nuovo pozzo direzionato denominato, appunto, ‘Donata 4 dir’, parliamo di un pozzo con lunghezza di 3.270 metri, profondità massima di 1.181 metri su un fondo marino pari ad appena 85 metri di profondità.

“Serve un tempestivo intervento istituzionale da parte della Regionevolto ad approfondire alcune carenze procedurali dell’iter approvativo che potrebbero essere oggetto di un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica al fine di cercare di scongiurare il pericolo di avere davanti la costa teramana l’ennesimo impianto di estrazione di idrocarburi – sottolineano i consiglieri – Sono di più e pesantissimi i costi, rispetto ai benefici delle attività che hanno ricevuto il via libera ministeriale. Nel tratto di costa interessato, infatti, sono presenti la Riserva Naturale del Borsacchio a Roseto degli Abruzzi, la vicinissima ‘Torre del Cerrano’, la Riserva naturale ‘Pineta dannunziana’ posta all’interno del Comune di Pescara a una distanza di 53 chilometri in direzione Sud dell’impianto, oltre alle riserve presenti nelle Marche e alle aree marine di prossima istituzione nel territorio Piceo e del Conero. Un progetto contro cui si sono schierati sindaci e amministratori locali delle province di Teramo, Chieti e Pescara, che con appelli pubblici si sono rivolti alle Istituzioni nazionali, al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Presidente della Repubblica al fine di bloccare l’opera in oggetto, che con decreto ministeriale ha ricevuto il via libera per quanto riguarda le Marche. Siamo solidali e vicini alle perplessità e alle argomentazioni espresse e riteniamo che l’Abruzzo non possa restare inerme a fronte delle pesanti ipoteche ambientali legate al progetto, rischioso durante tutte le sue fasi per l’atmosfera, l’ambiente idrico, i fondali, il clima, la salute pubblica, il paesaggio, oltre a scenari che potrebbero manifestarsi in caso di incidenti e calamità pertinenti alle realizzazioni previste. Alle preoccupazioni istituzionali si aggiungono quelle degli operatori turistici preoccupati per questa ennesima situazione che incide negativamente sulla già precaria economia della costa abruzzese, toccata dalla pandemia, ma anche dai mancati interventi a tutela della costa, fortemente erosa proprio nel versante teramano.

Il centrosinistra è pronto a farà la sua parte, dando il massimo della collaborazione capace di fermare l’iter autorizzativo del progetto della perforazione del pozzo, ma è indispensabile agire contro il decreto di compatibilità ambientale 97/2021 del 16 marzo 2021 al progetto di perforazione con un percorso blindato, che abbia come fine la tutela sia della salute dei propri abitanti e sia del patrimonio paesaggistico e costiero della regione Abruzzo, per scongiurare il pericolo di realizzazione dell’ennesimo impianto di estrazione di idrocarburi antistante la cosa abruzzese”.

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