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Saman Abbas

Saman Abbas finalmente potrà riposare in pace: restituita la salma per organizzare i funerali

Pubblicato il 10 Novembre 2023

La Corte di assise di Reggio Emilia ha dato il nulla osta, per quanto di propria pertinenza, alla restituzione della salma di Saman Abbas, la 18enne pachistana uccisa a Novellara tra il 30 aprile e il primo maggio 2021 e sepolta in una buca, dove è stata trovata un anno e mezzo dopo.

Sono dunque conclusi gli accertamenti sul corpo e sarà possibile organizzare i funerali della ragazza. La comunicazione è stata data dalla presidente della Corte Cristina Beretti, nel corso del processo ai cinque familiari imputati per omicidio: i genitori, lo zio e due cugini. 

Dalla lettura degli atti di indagine, dagli interrogatori e dell’esame dello stesso fratello di Saman in udienza a Reggio Emilia non emergono elementi per ipotizzare un coinvolgimento del ragazzo nell’omicidio e nella soppressione del cadavere della sorella, morta a Novellara. E’ la valutazione della Procura per i minorenni di Bologna, a cui era stata trasmessa l’ordinanza della Corte di assise, dove si diceva che il giovane, 16enne all’epoca dell’omicidio, era potenzialmente indagabile. Per questo la Procura minorile ha disposto la trasmissione degli atti, unendoli al procedimento già archiviato per violenza privata, nel 2021.

La Procura minorile dunque ha inviato gli atti anche alla Procura di Reggio Emilia, che ha depositato i nuovi documenti nell’udienza in corso oggi. Nel valutare la posizione del 18enne, il pm Caterina Sallusti ha segnalato anche che di un suo ipotetico coinvolgimento nessuno degli altri parenti indagati-imputati ha mai fatto cenno, così come non è mai stata evidenziata una sua condivisione del progetto criminale.

In più, le immagini delle telecamere dell’azienda agricola di Novellara non lo hanno mai ripreso in attività che possono essere collegate al delitto o allo scavo della buca dove la sorella è stata sepolta e ritrovata a metà novembre 2022.

Dalle intercettazioni si è poi appreso che, dopo i fatti del maggio 2021, il ragazzo abbia chiesto insistentemente, ai genitori fuggiti in Pakistan, dove fosse la sorella e la madre lo aveva rassicurato, dicendogli che li avrebbe raggiunti. L’unica cosa che è stata accertata è come effettivamente abbia mostrato ai genitori le chat tra Saman e il fidanzato, da cui scattò la lite decisiva.

Ma quando è stato sentito come testimone, nelle due scorse udienze, il giovane ha spiegato che era stato costretto a farlo dai genitori, di essere pentito di averlo fatto e di non aver immaginato cosa poteva succedere. Sempre testimoniando, il 18enne ha parlato del rapporto di sudditanza e paura che lo teneva legato ai familiari e delle indicazioni ricevute su cosa fare e cosa dire agli inquirenti, nei giorni successivi alla scomparsa.

La Procura minorile, a riguardo, sottolinea la fortissima pressione psicologica subita, per farlo sentire ancora legato ai genitori che l’avevano abbandonato in Italia e per farlo tacere. Infine, un aspetto che mette al centro la giovane età del fratello di Saman.

Se anche si ipotizzasse un comportamento omissivo da parte sua, rileva il pm, non sarebbe certamente ipotizzabile una responsabilità penale a titolo di concorso: all’epoca dei fatti, 16enne, non rivestiva alcuna posizione di garanzia nei confronti della sorella.