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Saman

Saman, le intercettazioni telefoniche rivelano il piano diabolico del padre

Pubblicato il 20 Ottobre 2023

“Vanno all’inferno tutti, se non c’è più la mia sorella allora non c’è più nessuno. Stai in silenzio”, dice alla mamma Nazia Shaheen il 5 giugno 2021, in una conversazione trascritta agli atti del processo.

Da dialoghi al telefono con i genitori, nel frattempo fuggiti in Pakistan, emerge la sofferenza e la disperazione del giovane fratello di Saman, le settimane successive alla scomparsa della sorella, nella notte tra 30 aprile e primo maggio 2021.

In un’altra telefonata, del 14 giugno, il padre invece sembra tentare di convincerlo ad addossare la colpa ad un altro parente, diverso dai cinque imputati: “Tu – rivolto al figlio – devi dire che Danish e gli altri non hanno nessuna colpa, lui (l’altro parente, ndr) è venuto a casa nostra e ha detto che ci penso io ad ammazzarla, tu così devi dire… adesso dobbiamo incastrare a questo qui”.

Il giorno, dopo la madre sembra invece provare a dire al ragazzo che Saman non era morta: “Ascoltami, la tua sorella è qui. Dio farà il bene e verrà ritrovata anche lei. Lei tornerà”. Ma il ragazzo: “Se non c’è più la mia sorella non dovrò vivere nemmeno io… Lei non c’è, non dire le cose sbagliate”.

Il fratello di Saman intercettato: “Ha fatto tutto lo zio”

In alcune telefonate intercettate tra fine maggio e inizio giugno 2021 il fratello di Saman Abbas, testimone chiave della Procura, accusava lo zio Danish di aver ucciso la sorella 18enne. La conferma a quanto dichiarato negli interrogatori ai carabinieri arriva dalle trascrizioni delle conversazioni, depositate agli atti del processo in corso davanti alla Corte di assise reggiana, dove lo stesso ragazzo, nel frattempo divenuto maggiorenne, sarà chiamato a testimoniare in aula, probabilmente venerdì 27 ottobre. Imputati sono il padre Shabbar Abbas, estradato dal Pakistan, la madre Nazia Shaheen, latitante, i due cugini Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz e lo zio Danish Hasnain.

Proprio Danish è indicato dal ragazzo come responsabile, in una telefonata del 28 maggio (quasi un mese dopo l’omicidio di Novellara) tra il fratello di Saman e una zia: “Da oggi non parlerò più con tuo fratello Danish e non parlerò nemmeno con quel cane che ha i baffi e più nemmeno con Irfan, non parlerò più neanche con gli altri due che stanno con loro perché ha fatto tutto lo zio, ha fatto tutto lo zio”. La zia rispose: “Stai zitto”.

Ma il fratello di Saman: “Sì ma io a questi qui gli darò una lezione che si ricorderanno tutta la vita. Se non è rimasta viva mia sorella, allora neanche loro hanno diritto di vivere. O mi ucciderò oppure farò qualcosa a questi”.

In un’altra conversazione, del giorno prima, sempre il fratello parlava con una conoscente. “Mio zio ha ucciso una persona, capito?”, disse. “In Pakistan?”, domandò lei. Risposta: “Novellara”.