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San Camillo, morto 26enne nel letto di ospedale: aperta inchiesta

Pubblicato il 10 Dicembre, 2021

I genitori del ragazzo tunisino di 26 anni morto nel letto di ospedale del San Camillo denunciano: “Non stava male. Lo hanno picchiato”.

Ben Abdel Latif Wissem è il ragazzo tunisino di 26anni ricoverato per problemi psichici emersi nel centro di immigrazione di Ponte Galeria e deceduto in un letto dell’ospedale San Camillo di Roma lo scorso 28 Novembre.

Il decesso sarebbe avvenuto dopo due giorni e mezzo di “contenzione” nel letto.

Come riporta il Corriere della Sera, sono almeno due i punti poco chiari nella ricostruzione del mese e mezzo di permanenza del ragazzo in Italia. Sbarca in Sicilia lo scorso 12 Ottobre, secondo i genitori del ragazzo utilizzando l’Italia solo come punto di passaggio per raggiungere la Francia, il 26 è stato trasferito nel centro di detenzione provvisoria in base a una valutazione dell’ufficio dislocato del ministero della Salute che ne attesta «l’idoneità alla vita ristretta». 

A Ponte Galeria il 26enne ci arriva il 13 Novembre ma viene giudicato in “buona condizioni” il 15 dello stesso mese. Dopo 10 giorni però il ragazzo sembra manifestare una “sofferenza psichica” tale da rendere necessaria la prescrizione di alcuni farmaci calmanti. Altri 10 giorni e stavolta è lo stesso Wissem a chiedere di essere valutato perché i farmaci gli causano effetti collaterali fisici e comportamentali.

Arriviamo al 23 Novembre, giorno in cui gli viene disposto il ricovero ospedaliero presso il pronto soccorso dell’ospedale Grassi. Dopo due giorni viene trasferito poi al San Camillo. Il 28 Novembre Wissem muore proprio nel letto di quell’ospedale. L’interrogativo è se nel centro di Ponte Galeria, Wissem possa essere stato picchiato dagli agenti, versione che riportano alcuni compagni di detenzione del ragazzo. E poi la gestione della sua condizione medica, dato che i familiari escludono che in passato il 26enne avesse mai manifestato disagi psichici e che lo stesso primo referto dopo lo sbarco sembra escluderli.  Le risposte del medico legale faranno luce sull’effettiva necessità di tenerlo legato al letto di ospedale per più di due giorni e saranno un primo passo per l’accertamento della verità circa i motivi che hanno reso necessario il ricovero ospedaliero del 26enne.

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